di SERGIO SIMEONE*– Donald Trump, subito dopo essere stato eletto Presidente nel 2016 si mise subito all’opera per demolire tutto ciò che il suo predecessore aveva costruito: fece uscire gli USA dall’accordo di Parigi sul clima, ruppe la storica alleanza con l’Europa cercando di disarticolare la UE e trattandola, con le barriere doganali, come un avversario commerciale, disdisse l’accordo sul nucleare con l’Iran, spense la speranza dei minorenni immigrati (i cosiddetti dreamers) di essere regolarizzati, cercò di smantellare totalmente la riforma sanitaria rivolta a dare assistenza sanitaria ai cittadini più poveri.
Ma non si limitò a prendere i provvedimenti coerenti con la nuova (sciagurata) linea politica, bensì li accompagnò con chiare manifestazioni di odio personale verso Obama, veicolato dai suoi famigerati tweet, pieni di irrisioni ed insulti verso il pur mite e garbato ex presidente.
Il rancore del tycoon non risparmiò nemmeno la moglie di Obama, Michelle, tanto che si affrettò, per farle un dispetto, ad abolire anche quelle regole dietetiche, che la first lady aveva voluto fossero introdotte nelle scuole, affinché queste educassero le nuove generazioni ad una sana alimentazione: via libera, quindi, ad hamburger, hot dog e patatine fritte.
Una volta cacciato Trump dalla Casa Bianca (e tutti sappiamo la fatica che c’è voluta) Joe Biden si è messo subito al lavoro per riparare i guasti che l’arrogante e villano (nonché pericoloso) ex presidente aveva prodotto nella politica americana. E anche questa volta ciò che ha contraddistinto il nuovo presidente non è stato soltanto il contenuto positivo delle misure assunte (dal rientro nell’accordo di Parigi ad una seria lotta contro la pandemia alla ripresa di amichevoli rapporti con l’Europa), ma anche il suo stile comunicativo improntato a grande civiltà: il suo disprezzo per Trump lo ha manifestato non inveendo contro di lui, ma semplicemente non nominandolo mai mentre rovesciava la sua politica. Noi speriamo che Biden realizzi tutti gli obiettivi politici che si è posto, ma uno l’ha già conseguito: ristabilire le regole del galateo nel dibattito politico.
Ed in Italia come stiamo a galateo politico? L’odiatore per eccellenza (in abbinamento con il suo omonimo toscano) della politica italiana, Matteo Salvini, come sappiamo, dopo aver portato per tutta la campagna elettorale americana cappellini e mascherine inneggianti a Trump (il peggiore nemico dell’Unione europea), si è improvvisamente scoperto fervente europeista. Pensate allora che si sia cosparso il capo di cenere in segno di pentimento per gli errori commessi e, contrito, abbia abbassato i toni per farsi perdonare? Macché! Ha ripreso i modi arroganti di quando era ministro dell’Interno: insulta e minaccia i ministri del governo espressi dagli altri partiti e su ogni questione pretende di dettare la linea come se fosse il dominus del governo.
Io credo che Mario Draghi riuscirà a superare le dure prove che lo attendono (dal recovery plan alla lotta contro la pandemia) anche se saprà ridimensionare (come fece a suo tempo Conte), questa fastidiosa mosca cocchiera che crede di trainare il governo, ma semina invece zizzania e ne disturba il funzionamento. Proprio come la mosca della favola di La Fontaine.
*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia,è stato anche dirigente del sindacato Scuola della Cgil
PS– “Prudenza”, dice Mario Draghi guardando negli occhi Matteo Salvini. Questo l’incipit dell’articolo con cui Repubblica riferisce dell’incontro tra il primo ministro ed il capo della Lega, che era andato a chiedere maggiori aperture per i ristoranti, dopo essersi fatto fotografare travestito da ristoratore, come ai bei tempi. Poi Draghi è andato in Consiglio dei ministri ed ha appoggiato la linea “prudente” di Speranza e Franceschini, facendo fare una magra figura al capitano. Il che lascia sperare che Draghi sia sulla strada giusta.
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