Il 20 settembre, salvo imprevisti, i greci torneranno alle urne dopo che il primo ministro Alexis Tsipras ha annunciato le dimissioni del governo sia perché ha dovuto compiere delle scelte di governo in parte diverse da quelle che aveva promesso in campagna elettorale lo scorso anno (e che il 25 gennaio gli hanno fatto vincere le elezioni), sia perché ha bisogno di consolidare la maggioranza che lo sostiene dopo la perdita del consenso della parte estremista di Syriza, cioè del suo partito, contraria alle condizioni poste dall’Ue per il nuovo piano di aiuti concesso ad Atene. Il principale partito d’opposizione, Nia Demokratia, insiste però perché si esplori la strada di un governo di coalizione.
Tsipras ha spiegato alla nazione la sua decisione: “L’accordo con i creditori non è quello che desideravamo ma era il migliore che potessimo ottenere date le circostanze. Oggi questa difficile fase di negoziati è finalmente finita, siamo obbligati a rispettare l’accordo ma combatteremo per mitigarne le conseguenze avverse. I greci devono decidere se li ho rappresentati con coraggio davanti ai creditori e se questo accordo è sufficiente per una ripresa. Il mandato che ho ricevuto il 25 gennaio ha esaurito il suo limite, ora il popolo deve decidere di nuovo”.
“Ho l’obbligo morale – ha concluso – di sottoporre quello che ho fatto al vostro giudizio, chiederò il voto del popolo greco per governare e proseguire il nostro programma di governo”. Tsipras ha ricordato di aver chiesto al presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, di assumere un ruolo nella supervisione del nuovo programma di assistenza accanto a Commissione Ue, Fmi, Bce ed Esm. Proprio l’Esm, il fondo salva-Stati dell’Eurozona, ha dato ieri notte il via libera al versamento della prima tranche del nuovo prestito ottenuto da Atene: 26 miliardi di euro la metà dei quali pagati subito. Ciò ha consentito alla Grecia di saldare senza problemi la rata da 3,4 miliardi di euro dovuta oggi alla Bce.
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