La polemica su Fedez e il “marchettificio” che s’insinua nella Rai

di NUCCIO FAVA* – Fedez è un noto e abile uomo di spettacolo che non perde occasione per farsi pubblicità e accrescere popolarità e consenso. Questa volta dal palco del 1^maggio , affrontando un tema delicato come l’omofobia, all’esame finalmente al Senato. Senza resistere alla facile tentazione, attacca Salvini che, manco a dirlo, risponde per le rime confermando la pluriennale esperienza che lo vede il più gettonato su tutte le reti a tutte le ore. Straordinaria la risposta di viale Mazzini : non c’è stata censura alcuna, anzi la Rai non ha mai censurato nessuno.                                                                                                                                                                                                                                                                                                             La tentazione della propaganda e gli interessi di parte prendono il sopravvento e fanno smarrire del tutto la misura e la portata dell’incidente. Soprattutto la Rai, specie l’attuale di prevalente impronta ed espressione del centro-destra, nella stagione del primo governo Conte tra Lega e 5Stelle, ha ulteriormente aggravato il pessimo andazzo della spartizione e dello storico metodo di lottizzazione degli organi di governo della Rai, soprattutto tra i partiti e le forze di maggioranza. Con qualche briciola residua eventualmente per le opposizioni. 

Più in generale si è affermato il metodo del “marchettificio”, evidente anche nella presentazione dei libri, nella presenze alle differenti trasmissioni. Mali piccoli e grandi della programmazione da sempre presenti, anche nel settore dello sport da tempo ormai subalterno alle reti commerciali e sostanzialmente privo di un minimo di copertura per il tennis nonostante la straordinaria emersione di giovani talenti anche italiani. Si tratterebbe fra l’altro della opportunità di favorire lo sviluppo di uno sport molto formativo per i ragazzi non solo in senso tecnico ma anche nella formazione del carattere e della personalità.                                                         Naturalmente in vista anche dell’avvio delle procedure per le prossime nomine dei nuovi vertici Rai sarebbe indispensabile una profonda riflessione dei partiti e del Parlamento per scelte qualificate culturalmente e professionalmente. Naturalmente sganciate da riferimenti e collegamenti con i partiti, ma espressione qualificata di cultura dei media e consapevolezza efficace sulla loro influenza nella vita civile. Anche la presenza e la sollecitazione in questa direzione da parte dei sindacati di categoria interni ed esterni all’azienda potrebbe rappresentare un doveroso contributo al superamento della attuale crisi e cominciare a rendere la Rai finalmente un vero servizio pubblico . 

*Nuccio Fava, presidente dell’Associazione Giornalisti Europei, è stato direttore del Tg1, del Tg3 e delle Tribune Politiche Rai  

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