I magistrati palermitani hanno rincarato contro il ministro dell’Interno e vice presidente del Consiglio Matteo Salvini la dose di accuse predisposta da quelli della Procura di Agrigento contestandogli il reato di sequestro di persona aggravato. In compenso hanno risparmiato il capo di gabinetto del ministro, il dottor Piantedosi, il quale non risulta indagato.
E Salvini usa la comunicazione giudiziaria per farsi altra propaganda aprendo in diretta Facebook (foto) la busta consegnatagli da carabinieri per conto della Procura di Palermo. “Non mi ritengo nè un sequestratore nè un eversore. E magari mi assolvono”, dice, poco prima di aprire il plico. “Qui c’è la certificazione che un organo dello Stato indaga un altro organo dello Stato, con la piccolissima differenza che questo organo dello Stato, pieno di difetti e di limiti, per carità, è stato eletto, altri non sono eletti da nessuno”, dice ancora Salvini con un abbinamento che, però, non significa assolutamente nulla perché un eletto come lui (in Senato) non è esente dall’essere oggetto di inchiesta giudiziaria.
Comunque lui usa l’iniziativa della Procura di Palermo per dire: “Grazie ai magistrati: mi date solo più forza. Sono pronto ad andare dai magistrati domani, a farmi ascoltare: mi costituisco”. “Mi accusano di sequestro di persona – ha aggiunto sempre leggendo in video la comunicazione giudiziaria – e i migranti in gran parte si sono dileguati”. “Sono preoccupato? No. Né per questa vicenda né per quella di Genova” sui fondi della Lega. “Non mollo, finché me lo chiedono gli italiani”, ha aggiunto. “E se domani in Italia dovesse arrivare un’altra nave di clandestini, in Italia non sbarca”.
I MIGRANTI IN FUGA – Intanto sono stati stati individuati e accompagnati all’Ufficio immigrazione di Roma per essere identificati 17 dei 50 migranti della nave “Diciotti” allontanatisi dalla struttura religiosa di Rocca di Papa, dove erano stati accolti. Sono stati rintracciati nei pressi di piazzale Tiburtino nel presidio dei volontari di “Baobab”. A dare la notizia sono stati gli stessi volontari nel post su Facebobook: “Agenti in tenuta antisommossa hanno caricato di forza i ragazzi sul bus mentre questi erano in fila per essere visitati dallo staff sanitario di Medici Senza Frontiere. La polizia ha confermato di essere alla ricerca dei migranti sbarcati dalla nave Diciotti. I sedici ragazzi ora sono all’ufficio immigrazione di via Patini insieme ad operatori e avvocati che impediranno l’operazione illegale che si vuole mettere in atto: costringerli a tornare al centro di Rocca di Papa”. I volontari raccontano che “donne, uomini, bambini e minori non accompagnati, migranti della nave Diciotti, sono passati in questi giorni dal campo informale di Baobab Experience: non abbiamo niente da nascondere e, come ci ricorda la Caritas, non stiamo parlando né di fuggitivi né di ricercati”.
Successivamente il centro Baobab ha fatto sapere di aver ricevuto assicurazioni dalla Polizia che i migranti saranno rilasciati. “Da quello che sappiamo dei 17 prelevati 16 sarebbero quelli della nave Diciotti che non sono rientrati nel centro di Rocca di Papa”, riferisce Giovanna Cavallo attivista di Baobab che si trova con i migranti all’ufficio immigrazione insieme ad un legale.
Sulla vicenda è intervenuto, con un tweet del tutto fuori luogo, anche Medici Senza frontiere, per sostenere che i migranti… erano in fila per un consulto medico presso la loro clinica mobile. E pertanto si afferma che si è in presenza di “una inaccettabile violazione del diritto alle cure mediche” e persino che “l’operazione ha anche violato confidenzialità medica”, quando invece i migranti della “Diciotti” – si sa bene – hanno ricevuto tutte le cure mediche (e non solo mediche) messe a loro disposizione nella struttura di Rocca di Papa dal Vaticano, dove hanno ottenuto una accoglienza generosissima.
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