A conclusione di una riunione che è durata 9 ore del “direttorio” nazionale e di quello romano del Movimento 5 stelle con Virginia Raggi è stato stabilito che, per riprendere il cammino nella gestione del Comune di Roma – dopo quanto è accaduto in questi primi due mesi con nomine e dimissioni di assessori e vertici burocratici del Campidoglio – occorre che il sindaco prenda alcune decisioni e in particolare liquidi l’assessore all’ambiente Paola Muraro dopo che si è appreso che è indagata per la sua passata attività di consulente della municipalizzata per la gestione dei rifiuti; rinunci alla nomina di assessore al Bilancio (in sostituzione del dimissionario Minenna) per il magistrato Raffaele De Dominicis, dopo i riferimenti fatti da lui stesso alla sollecitazione venutagli dall’avvocato Sammarco (nel cui studio la Raggi ha fatto la pratica legale) perché accettasse l’incarico; si liberi del vice capo di gabinetto Raffaele Marra e del capo della segreteria particolare Salvatore Romeo, additati come responsabili di aver indotto la Raggi a compiere errori e procedure sbagliate nelle nomine.
In un primo momento pare che la Raggi avesse aderito a queste richieste, ma successivamente avrebbe opposto obiezioni e manifestato ripensamenti. Dopo di che Beppe Grillo avrebbe deciso di incontrarla domani per chiarire il comportamento da tenere, anche di fronte alle proteste che sul suo blog molti aderenti al Movimento hanno manifestato, soprattutto temendo che le regole che i cinquestelle si sono dati vengano violate: le regole, cioè, della trasparenza dei comportamenti dei pubblici amministratori.
Ora bisogna vedere se questo incontro servirà a rimettere le cose a posto e ridare fiducia al grande numero di elettori romani che hanno dato la fiducia ai cinquestelle e a quanti in Italia hanno riposto le loro speranze nel rinnovamento che da loro è stato promesso.
Intanto il sindaco grillino di Parma, Pizzarotti, cerca anche lui nuova visibilità e qualche vendetta per il trattamento non c erto elegante che gli è stato riservato dal vertice del Movimento e chiede le dimissioni del “direttorio” che lo aveva sospeso perché lui non aveva informato della esistenza di un avviso di garanzia nei suoi confronti.
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