LA RETROMARCIA DEL ROTTAMATORE

ORA di puntadi STEFANO CLERICI –

Caro signor presidente del Consiglio di un governo sedicente di centrosinistra, nonché segretario di un partito sedicente di sinistra, sappia che ha perso l’ennesima occasione per fare e dire davvero qualcosa di sinistra. Dopo essersi accodato fin dagli esordi alle più classiche politiche di destra, aver spazzato via in varie circostanze, quasi con disprezzo, ogni offerta di possibile intesa con la minoranza del suo partito, dopo aver provato l’inciucio con l’ex cavalier Berlusconi, con quel patto del Nazareno che, per fortuna, sembra (ma solo sembra) definitivamente accantonato, ebbene quando è arrivato il momento per far apparire finalmente “la sua nobilitate”, ha fatto ancora marcia indietro.
Inflessibile rottamatore, spietato bulldozer nei confronti di chiunque abbia mai osato ricordare i principi fondatori della forza progressista di cui egli è inopinatamente a capo, quando s’è trattato di eliminare il reato di immigrazione clandestina, che fior di giuristi e il suo stesso ministro della Giustizia ritengono più dannoso che altro, che ha fatto il nostro Matteo? S’è calato le braghe davanti al suo ministro dell’Interno, il quale gli unici consensi che riesce ad avere sono quelli nelle sale cinematografiche come sosia di Checco Zalone.
Se tanto mi dà tanto, temiamo che anche per quell’altra battaglia di civiltà che risponde al nome di unioni civili si profili un imminente naufragio. Anche in questo caso Alfano-Zalone è pronto a mettersi di traverso  e con lui anche qualche parlamentare del Pd.

Ebbene, il prode Matteo potrebbe fregarsene e far passare il provvedimento con i voti delle opposizioni (Sinistra e Cinque Stelle) che si sono già detti disponibili. Ma state certi che non lo farà. Matteo prima di ogni passo si vedrà con il suo consigliere principale e gli chiederà: “Angelì, quo vado?”

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