L’Aula del Senato ha approvato il disegno di legge-pasticcio di riforma costituzionale con alcune modifiche, per cui per avere valore definitivo dovrà essere rivotato nel medesimo testo due volte alla Camera e ancora una volta al Senato. I voti favorevoli sono stati 179, cioè 18 in più della maggioranza assoluta dell’assemblea. I voti contrari 16, gli astenuti 7; ma le opposizioni (tranne Sel) hanno abbandonato l’aula. (foto)
Hanno votato a favore solo i partiti di maggioranza che sostengono il governo. Tra i ‘dissidenti’ del Pd Tocci, Mineo e Casson hanno votato contro; in Forza Italia Bocca e Villari hanno invece votato a favore, in dissenso dal gruppo. Si sono astenuti i senatori legati al sindaco di Verona, Tosi, così come la senatrice a vita Cattaneo (i voti di astensione al Senato equivalgono a voto contrario). Dalla maggioranza fanno osservare che i voti dei verdiniani sono “non determinanti”. Esultanza di Renzi e della Boschi.
Il presidente Grasso – “Il Senato ha appena approvato il Disegno di Legge di riforma costituzionale, che ora tornerà alla Camera. E’ stato un percorso lungo e segnato da momenti tesi e altri sorprendenti (85 milioni di emendamenti non si erano mai visti): non sono state settimane facili”. Lo scrive su facebook il presidente del Senato, Pietro Grasso. “Come Presidente ho l’obbligo di assicurare che il Senato proceda nei propri lavori e che tutti i senatori abbiano l’opportunità di discutere e dare il proprio contributo. Qualche volta, purtroppo, è stato necessario sanzionare i comportamenti di un singolo per evitare che fossero scalfiti i diritti di tutti i suoi colleghi: il confronto e il dibattito sono l’essenza stessa della democrazia ma quando si valicano i confini dell’educazione e del rispetto reciproco – e alcuni volgari episodi hanno veramente trasceso ogni regola del Senato e del buon gusto – è il Parlamento intero, e con esso ogni cittadino e cittadina, a essere offeso”, aggiunge la seconda carica dello Stato. “Alcuni mi hanno accusato di essere ‘schierato’ con la maggioranza, altri di essere ‘il leader delle opposizioni’. In coscienza posso dire che in un clima cosi’ infuocato ho fatto di tutto per rimanere imparziale senza lasciarmi condizionare dalle ragioni degli uni o degli altri. Non e’ mio compito entrare nel merito di un provvedimento o giudicarne il contenuto. In questo caso, una volta terminato l’iter parlamentare, saranno i cittadini a decidere, attraverso il referendum, se questa sia o meno una buona riforma della nostra Costituzione”, conclude Grasso.
Napolitano contestato. Quando ha parlato Giorgio Napolitano, nella sua veste di senatore a vita, le opposizioni hanno lasciato l’Aula. L’ex capo dello Stato ha preso la parola a Palazzo Madama per dare il suo imprimatur alle riforme costituzionali (attese ora alla Camera), e la contestazione di Forza Italia e dei grillini assume caratteristiche senza precedenti: a gruppi quasi compatti si alzano e se ne vanno.
Era stato annunciato, ma questo non elimina per nulla l’effetto delle immagini: l’unico politico ad essere confermato al Quirinale al termine di un mandato presidenziale, tra gli applausi scroscianti di tutti i settori del Parlamento, oggi è stato sottoposto ad un trattamento quasi umiliante.
E’ Silvio Berlusconi a dare il via, lontano dall’Aula, alla protesta. La sua prima osservazione è tutta politica: “Il combinato disposto di questo Senato, con una sola Camera che legifera, e il fatto che un solo partito può prendere il comando, ci porta verso una non democrazia”.
Più esplicito Roberto Calderoli: è la riforma come la sognava Licio Gelli.
Il M5S, da parte sua, fa lo stesso. Sui banchi delle opposizioni sono lasciate cartelline bianche rosse e verdi che, poste una accanto all’altra, danno l’effetto di tanti Tricolori.
Lega e ancora il M5S scelgono l’Aventino, abbandonando l’Aula. Fi rientra ma non parteciperà al voto come Sel. Il Pd censura i contestatori e difende Napolitano.
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