LA SCIAGURA SULLA MARMOLADA/ 8 delle 13 persone date per “disperse” sotto la valanga di neve e acqua sono risultate vive. Il totale delle vittime accertate è dunque di 12. Interrogativi sui controlli che (forse) avrebbero potuto evitare questi lutti

Otto delle 13 persone considerate “disperse” sotto la valanga di neve e ghiaccio che due giorni fa è scivolata a valle dall’alto della Marmolada sono risultate vive. Scende perciò, anche se rimane drammatico, il bilancio della tragedia avvenuta in Trentino: 7 morti e 5 dispersi, anche se comunque tutto il massiccio è diventato territorio off limits dopo la decisione del comune di Canazei di rinforzare le misure contro i curiosi che numerosi si avvicinano al Fedaia. Ma al conto delle vittime  oggi si aggiunge il nome di Liliana Bertoldi, 54 anni, commerciante ambulante di Levico (Trento). Resta in ballo l’identità di un morto, ancora non identificato, che potrebbe coincidere con uno dei dispersi, tutti italiani. Il totale sarebbe di 11-12 persone, più o meno il numero stimato da due testimoni francesi, che si trovavano in zona al momento del distacco della frana. Otto infine i feriti, dei quali uno dimesso dall’ospedale.

Terminato anche il lavoro di attribuzione delle auto che erano parcheggiate a passo Fedaia. E’ “rientrato” nel conto dei sopravvissuti anche il paziente sconosciuto in prognosi riservata all’ospedale di Treviso. Grazie ai reperti consegnati dai genitori al presidente del Veneto, Luca Zaia, è stato possibile accertare che si tratta di un trentenne residente a Fornace, in provincia di Trento. Intanto, al rifugio Marmolada sono stati montati un interferometro ed un radar doppler in grado di captare le minime variazioni sul fronte glaciale, sia quello che si è staccato che quello intonso. Lo ha detto Mauro Gaddo di “MeteoTrentino”.

Durante le ricognizioni svolte in mattinata con i droni lungo la via normale della Marmolada sono stati trovati resti di dispersi e anche effetti personali. Lo ha comunicato il presidente nazionale del soccorso alpino Maurizio Dellantonio. Alcuni indumenti, non si sa se riconducibili alle vittime del disastro della Marmolada o a reperti precedenti, sono stati individuati nel corso delle ispezioni con droni. Lo ha riferito ai giornalisti Fausto Zambelli, assistente di volo del nucleo elicotteri della Provincia di Trento. Zambelli ha riferito inoltre che “si vedrà ora se e come recuperare questi reperti, e se questo significhi che vi sono delle vittime o se appartengono a escursioni storiche precedenti”. I dati raccolti dagli strumenti saranno trasmessi a un centro di controllo per essere analizzati.

LA PROCURA: ‘EVENTO IMPREVEDIBILE’ – Molti (tra turisti e abitanti del Trentino, cronisti e parenti delle vittime) si chiedono e chiedono: Perché nessuno ha fatto un avviso sabato, che c’era l’acqua che scorreva sotto il ghiacciaio? Perché non hanno fermato le persone? Perché le hanno lasciate andare?” La risposta del procuratore capo di Trento, Sandro Raimondi, intervistato dal Tg3, è evidente: In questo momento possiamo escludere assolutamente una prevedibilità e una negligenza o un’imprudenza”. “L’imprevedibilità in questo momento è quella che la fa da protagonista – ha aggiunto -. Per avere una responsabilità bisogna poter prevedere un evento, cosa che è molto molto difficile“. “Quando mi hanno chiamato i carabinieri di Cavalese subito dopo la tragedia – ha ricordato -, mi hanno parlato di situazione quasi apocalittica”. Al rifugio Marmolada sono stati montati un interferometro ed un radar doppler in grado di captare le minime variazioni sul fronte glaciale, sia quello che si è staccato che quello intonso., ha precisato a sua volta Mauro Gaddo di MeteoTrentino. I dati raccolti dagli strumenti saranno trasmessi ad un centro di controllo per essere  analizzati.

 

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