di SERGIO SIMEONE – Landini e Bombardieri, segretari generali della Cgil e delle Uil, hanno confermato per il 16 dicembre lo sciopero generale. Lo sciopero contesta la legge di bilancio che Draghi presenterà tra qualche giorno in Parlamento e che, secondo i due sindacati, è “inadeguata” su fisco, pensioni, scuola e politiche industriali. Appaiono scarse ai segretari dei due sindacati anche le misure di contrasto a delocalizzazioni e precarietà e a favore dell’occupazione di giovani e donne. Si tratta, come si può vedere, non di un’azione rivolta ad affrontare questioni settoriali, ma che investe l’intera politica economica del governo.
In altri tempi una simile iniziativa del sindacato avrebbe costituito un assist per le forze politiche di sinistra: si sarebbe prodotta una sinergia tra i sindacati che mobilitavano i lavoratori nelle piazze e i partiti della sinistra che agivano in Parlamento. Ma questa volta questo non è avvenuto: Letta non ha profferito verbo e Orlando (ala sinistra del Pd) si è prima mostrato sorpreso per l’iniziativa del sindacato e poi ha cercato di uscire dal disorientamento in cui era caduto dicendo che è possibile trovare una mediazione tra governo e sindacati senza pronunciarsi sul merito delle richieste di questi ultimi.
Questa sconnessione tra sindacati e partiti di sinistra non è un fatto occasionale (magari da attribuire al desiderio di non disturbare Draghi impegnato nel difficile compito di sconfiggere la pandemia e realizzare il PNRR), ma conferma quella opinione largamente diffusa che i partiti di sinistra sono ormai i partiti della ZTL. Questa opinione del resto è a sua volta suffragata da tutte le analisi sui flussi elettorali (anche quelle commissionate dal Pd), secondo le quali solo il 9 per cento degli operai vota per i partiti eredi del Pci mentre la grande maggioranza si affida a Lega e FdI.
I partiti populisti e sovranisti hanno, dunque, per il momento conquistato il consenso dei ceti popolari. E ciò è avvenuto non solo in Italia, ma a livello mondiale, perché sono stati i più pronti a raccogliere il loro scontento per le sofferenze prodotte dalla riorganizzazione del capitalismo a livello globale. Ma questa situazione può essere rovesciata, perché questi partiti hanno saputo indicare soltanto soluzioni reazionarie e perciò inadeguate. Si pensi, per fare l’esempio più eclatante, a Trump che conquista gli operai negando il cambiamento climatico e riaprendo le miniere di carbone
Una riconquista è perciò possibile ed è forse già in atto, come dimostrano le vittorie dei socialisti in Spagna e in Germania e il recupero di consensi (almeno nei sondaggi) dei laburisti in Inghilterra, a cui possiamo aggiungere i successi del centrosinistra alle elezioni amministrative in Italia.
Bisogna studiare bene la composizione sociale dell’elettorato che sta ridando fiducia ai partiti di sinistra per capire quali sono i ceti che stanno modificando il loro orientamento politico. Ma occorre, soprattutto, se si vuole rendere non effimero questo mutamento, non limitarsi ad “essere vicini ai lavoratori” (frase molto in voga a sinistra, ma che non significa niente), bensì fare un grande sforzo di elaborazione per capire bene la natura del capitalismo e prospettare ai lavoratori vittime della sua riorganizzazione una risposta convincente .
*Sergio Simeone, docente di Storia e Filosofia, è stato anche dirigente del Sindacato Scuola della Cgil
Commenta per primo