La strage in Siria: secondo la Russia i gas si sono sprigionati da un arsenale dei ribelli bombardato da Damasco

Non è stato un bombardamento con esplosivi chimici a compiere ieri la strage nel nord della Siria, a  Khan Sheikhun, nella provincia di Iblid, ma gli agenti tossici si sono sprigionati da un arsenale dei ribelli (sostenuti dall’Isis) colpito durante una incursione aerea dell’aviazione siriana contro una postazione dei terroristi: questa la spiegazione fornita dal portavoce del ministero della Difesa russo, Igor  Konashenkov, per la terribile morte toccata ad almeno 50 persone, tra cui anche molti bambini.  Mosca dunque smentisce l’ipotesi che il regime di Damasco abbia volutamente eseguito un attacco chimico, ipotesi su cui si sono subito affrettati a schierarsi alcuni paesi, in prima fila la Turchia per bocca di Erdogan e la Francia, cui si è associata la rappresentante europea Mogherini senza prima fare adeguati accertamenti.

Il portavoce del ministero russo ha detto stamattina che le attività militari russe hanno registrato ieri un attacco delle forze aeree siriane su depositi di armi e una fabbrica di munizioni nella periferia orientale della città di Khan Sheikhoun. Konashenkov ha aggiunto che armi chimiche prodotte dalla fabbrica sono state utilizzate in Iraq e lo stesso tipo di armi erano state usate precedentemente dai ribelli ad Aleppo, dove si erano riscontrate sintomatologie simili a quelle osservate nelle immagini arrivate ieri da Khan Sheikhoun.

Il racconto di ciò che è accaduto ieri era terribile:  bambini e adulti stesi per strada, seminudi, con gli occhi sbarrati nello sforzo sovrumano per continuare a respirare, mentre vengono innaffiati con getti d’acqua; altri con la schiuma alla bocca, o mentre vengono intubati dai medici. I sospetti sono caduti sul regime di Assad perché l’attacco di ieri è “venuto dal cielo”, come aveva fatto rilevare  l’inviato speciale dell’Onu per la Siria, Staffan de Mistura, invocando “una chiara individuazione della responsabilità”. Ma, come insegna l’esperienza degli ultimi anni, non sarà un’impresa facile questa individuazione né la conferma detta tesi esposta da Mosca.

Tra oggi e domani il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà in seduta di emergenza per tentare di stabilire come sono andate effettivamente le cose. La Russia ha immediatamente affermato che al momento dell’attacco nessun suo aereo militare era impegnato in raid sulla provincia nord-occidentale di Idlib, dove è situata Khan Sheikhun, controllata da gruppi di insorti e da qaedisti dell’organizzazione Fatah al Sham. Il comando delle forze armate di Damasco, invece, ha diffuso un comunicato in cui respinge le accuse e afferma che “i responsabili dell’uso di agenti chimici sono i terroristi e chi li sostiene”.

Rimane ancora incerto il numero delle vittime. Secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) sono almeno 72, tra cui 11 bambini. Ma il bilancio potrebbe aggravarsi perché ci sono altri 160 intossicati, alcuni dei quali in gravi condizioni. Nessuna notizia precisa nemmeno sul tipo di gas che si è sprigionato.

Un membro di un centro di informazione dell’opposizione della zona, Mohammed Hassoun, citato dall’agenzia Ap, ha detto di aver sentito da alcuni medici che potrebbero essere stati utilizzati diversi agenti, tra cui il Sarin, già impiegato per l’attacco di quattro anni fa sulla Ghuta orientale. Abu Hamdu, capo del servizio di difesa civile dell’opposizione a Khan Sheikhun, ha detto che ore dopo l’attacco anche un ospedale da campo in cui venivano curate le vittime è stato bombardato, ma non si hanno notizie di morti o feriti.

La Russia e la Turchia, gli sponsor del cessate il fuoco in vigore in Siria dal 30 dicembre, si sono immediatamente consultate al massimo livello. Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan hanno avuto una conversazione telefonica e, secondo fonti presidenziali di Ankara, “Erdogan ha detto che un tale attacco disumano è inaccettabile”. Tuttavia, entrambi hanno insistito sulla necessità di preservare la tregua.

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