La vittoria alle primarie del Pd ha fatto un brutto effetto a Zingaretti

di ENNIO SIMEONE – Si ha l’impressione che la vittoria alle primarie del Pd abbia prodotto un brutto effetto sulla lucidità di Nicola Zingaretti. Il quale pare abbia deciso di fare del TAV (il Treno ad Alta Velocità che dovrebbe collegare Torino a Lione) il suo cavallo di battaglia per farsi considerare degno successore di Matteo Renzi nella carica di segretario del Pd. In ciò furbescamente assecondato dai renziani doc Marcucci e Delrio, che occupano i ruoli di capogruppo del Pd rispettivamente in Senato e alla Camera.

Il neosegretario del Pd – dimenticando, o volutamente ignorando, che una parte del suo successo tra i simpatizzanti del suo partito deriva anche dall’essersi accreditato come persona aperta al dialogo,  sdegnosamente rifiutato da Renzi, con quella parte di elettorato di centrosinistra passato ai Cinquestelle alle ultlme elezioni politiche  – ha deciso, come primo atto dopo il suo insediamento, di correre a Torino ad impugnare la bandiera nordista del «TAV a tutti i costi».

E, non contento di questa stupefacente trovata autolesionista, ha rincarato la dose vomitando oggi parole di fuoco contro la decisione del governo di far slittare le procedure per la prosecuzione dell’opera in attesa di rinegoziare con la Francia condizioni, anche economiche, più favorevoli all’Italia per rendere almeno più sopportabili i costi di quell’opera, probabilmente inutile, destinando quei  risparmi alla realizzazione delle infrastrutture bloccate lungo tutta la nostra penisola per mancanza di fondi.

Zingaretti ha definito vergognosa la scelta di Conte, sostenuta dai Cinquestelle in un duro braccio di ferro con la Lega di Salvini. Piuttosto vergognosa è, invece, la sua posizione, che lo vede sotto braccio con Berlusconi e con la destra. Insomma il Pd sembra condannato a continuare a portare in fronte il marchio di Renzi.

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