In una Milano piovosa e segnata dal lutto cittadino, con le bandiere a mezz’asta esposte dagli edifici pubblici, si sono svolti oggi i funerali di Dario Fo. Dal Piccolo teatro, dove era stata allestita la camera ardente, il feretro è stato portato a spalla in piazza del Duomo, seguita da un corteo che – accompagnato dalla Banda degli Ottoni a scoppio (che aveva suonato anche ai funerali di Franca Rame e di Enzo Jannacci) – si è snodato lungo Foro Buonaparte e poi proprio di fronte al Castello Sforzesco giù per via Dante, la strada pedonale che unisce i luoghi storici di Milano, piazza Cordusio e piazza Mercanti.
Dietro il feretro anche Virginia Raggi e Chiara Appenino, sindaci Cinquestelle di Roma e di Torino. Sul sagrato del Duomo tutto il vertice del M5S: con Beppe Grillo e Luigi Di Maio anche Davide Casaleggio e Alessandro Di Battista. “Ora – ha detto Grillo al termine della cerimonia – facciamo un po’ di silenzio su Dario”.
Il figlio Jacopo ha abbracciato amici, parenti e conoscenti alla camera ardente. A ricordare Dario Fo l’amico di una vita, Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food. “Non sarà un’orazione funebre – aveva detto Petrini – perché la regia l’ha fatta lui e io, per amicizia e rispetto, devo fare la mia parte. Quindi cercherò di focalizzare dei momenti per me significativi ma anche di raccontare quello che ha significato lui, al di là della nostra amicizia cinquantennale”. “Il momento più commovente che ho di Dario – ha ricordato – è quando ha fatto La fame dello Zanni davanti a settemila contadini, pescatori, nomadi, di 150 Paesi. La maggior parte di loro non lo conosceva e quando si interruppe la traduzione e cominciò il grammelot, lo guardavano estasiati, poi cominciarono a capire. E alla fine fu una apoteosi di applausi”. La cultura orale contadina “ha trovato in lui la saggezza di poter esprimere, attraverso un linguaggio immaginifico, quello che nessuno di noi riesce a dire se non con 10/20 traduzioni”.
Subito dopo, ha preso la parola Jacopo Fo, che, ricordando l’insegnamento del padre, ha detto che “può succedere che la gente senza potere, che non ha nulla da perdere, il potere possa prenderlo. Nonostante quello che hanno fatto loro – ha ricordato – mio padre e mia madre non hanno mai piegato la testa. In scena c’era la loro vita, non era la semplice capacità istrionica. La gente amava Dario e Franca per questo, non perché erano bravi attori, ma perché hanno visto qualcuno che c’era veramente. Noi – ha detto ancora – siamo comunisti e atei però mio padre non ha mai smesso di parlare con mia madre e chiederle consiglio. Siamo anche un po’ animisti, perché non è possibile morire veramente. Sono sicuro che adesso sono insieme e si fanno delle gran risate” . Jacopo Fo ha concluso il suo intervento a pungo chiuso e dicendo: “Grazie compagni, grazie”.
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