L’addio di Pietro Grasso al Pd è la reazione alla ennesima violenza usata contro il Parlamento

di ROMANO LUSI

Il gesto coraggioso del presidente del Senato Pietro Grasso di dimettersi dal Gruppo dei senatori del Pd ieri sera, subito dopo l’approvazione, a colpi di voti di fiducia, della legge elettorale “Rosatellum” concordata da Pd, Forza Italia, Lega, Ap di Alfano e Ala di Verdini, avrà un peso rilevante nel panorama politico italiano, soprattutto in vista delle elezioni politiche di primavera. La conferma si é avuta anche dalle parole che Grasso ha usato per spiegare la sua decisione: la sua, ha detto in una intervista a la Repubblica, è stata una reazione alla violenza che è stata usata contro il parlamento con la imposizione di ben 5 voti di fiducia per schiacciare ogni tentativo di correzione del “Rosatellum”. Le sue testuali parole sono state queste: «Il fatto che il presidente del Senato veda passare una legge elettorale redatta in altra Camera senza poter discutere, senza poter cambiare nemmeno una virgola, è stata una sorta di violenza che ho voluto rappresentare”.

Con grande correttezza, e forse sperando fino all’ultimo in una resipiscenza del Pd, Grasso si è dimesso “dopo e non prima il voto finale per rispetto delle istituzioni“. E ha precisato che la sua «è stata una scelta molto sofferta, ma ho ritenuto di lasciare il Pd perché non mi ci riconosco più né nel merito né nel metodo». «Ho informato tutte le cariche istituzionali prima delle dimissioni perché non lo apprendessero dalle agenzie di stampa», ha aggiunto. E specificamente al capogruppo del Pd, Zanda, ha detto che se fosse stato un semplice senatore non avrebbe votato né quella legge elettorale né la fiducia al governo.

Già il giorno prima della clamorosa decisione, Grasso, rispondendo a un senatore del M5s che gli chiedeva perché non si dimettesse, aveva risposto con una frase eloquente:  “Spesso è più difficile restare che andare via”.

A norma di regolamento sarà iscritto ora al gruppo Misto, quello presieduto da Loredana De Petris, che immediatamente gli dà “il benvenuto”. Con il suo gesto, Grasso crea un precedente clamoroso, come osserva anche Alessandro Di Battista (M5S), perché nella storia repubblicana non si era mai visto un presidente del Senato lasciare il gruppo di appartenenza a fine legislatura.

C’è un solo precedente,  ma di altra natura: quello di  Cesare Merzagora, che pur essendo stato eletto con la Dc, si era iscritto volutamente al gruppo Misto, ma fin dall’inizio. Al contrario Pietro Grasso dice: “Quando mi sono candidato nel Pd mi riconoscevo in principi, valori e metodi che poi si sono andati perdendo nel corso degli anni“. Insomma non ce l’ha fatta più a restare in un partito il cui segretario che contribuisce ogni giorno a schiacciare e mortificare  il ruolo del Parlamento.

 

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