Nuovi dati dell’Istat sull’occupazione in Italia e, come al solito, continuano ad essere improntati alla solita altalena. Eccoli. A settembre il tasso di disoccupazione risulta pari all’11,1%, lo stesso livello di agosto, e quindi si mantiene sugli stessi livelli da cinque anni (settembre 2012). Invece, il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) risale al 35,7%, con un aumento di 0,6 punti percentuali su base mensile.
A settembre gli occupati sono sostanzialmente stabili rispetto ad agosto (+2 mila), dopo la crescita degli ultimi mesi. L’Istat sottolinea che su base mensile aumentano i lavoratori indipendenti (+19 mila), mentre calano i dipendenti (-17 mila) interrompendo l’andamento positivo registrato dall’inizio dell’anno. Tra i dipendenti il calo, si evidenzia, riguarda esclusivamente i lavoratori permanenti (-18 mila), a fronte della stabilità tra quelli a termine. Su base annua gli occupati salgono invece di 326 mila unità. Già, ma che cosa si intende per “occupati”? A quanto pare, sotto questa voce vengono inclusi anche lavoratori con contratti precari, a termine, o occasionali. Un criterio al quale si aggrappano Renzi e i suoi propagandisti per contrabbandare il “milione di posti di lavoro in più” attribuiti al “miracolo” del jobs act.
E così il tasso di occupazione della fascia tra i 50 e i 64 anni sale ancora, attestandosi al 59,4%, dice l’Istat, che addirittura lo mette a confronto con il dato del 1977, quaranta anni fa, parlando di record per gli over 50, benché aggiunga, prudentemente, che ciò avviene “anche a causa dell’inasprimento dei requisiti per la pensione”.
L’altro dato che non viene citato è quello della disoccupazione determinata dalla chiusura di negozi e piccoli esercizi commerciali e artigianali.
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