L’Arabia Saudita ammette che il giornalista dissidente Jamal Khashoggi è stato ucciso nel consolato saudita a Istanbul

A 18 giorni dalla scomparsa, cade (almeno in parte) il velo di mistero sulla morte – in realtà l’assassinio – del giornalista Jamal Khashoggi (foto): l’Arabia Saudita ammette per la prima volta che è morto nel consolato del Regno a Istanbul, in Turchia. Sarebbe stato ucciso durante una lite, “in una colluttazione”.

Per il presidente Donald Trump si tratta di “una spiegazione credibile” e le dichiarazioni dei sauditi sulle circostanze della morte “rappresentano un buon primo passo”.

Diciotto cittadini dell’Arabia Saudita sono stati arrestati mentre sono stati rimossi dall’incarico il generale Ahmed al Asiri, vice capo dell’intelligence di Riad, e Saud al-Qahtani, fedelissimo del principe coronato Mohammed bin Salman (MbS) e potentissimo regista della repressione contro i dissidenti. La purga è stata letta come il tentativo di salvaguardare la posizione di MbS, accusato da Ankara di essere il mandante dell’omicidio. “Abbiamo prove e informazioni e condivideremo con il mondo intero i risultati dell’inchiesta”, aveva ammonito il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, mettendo alle strette Riad che negava ogni coinvolgimento. Ma a guidare l’indagine saudita è proprio il principe coronato al quale il re Salman ha anche affidato il compito di riformare i servizi segreti.

Venerdì la procura di Istanbul aveva interrogato 15 dipendenti turchi della sede diplomatica saudita, compreso l’autista del console. Non era però lui alla guida del minivan con targa diplomatica con il quale alle 15:09 del 2 ottobre scorso sarebbero stati trasportati i resti del giornalista, a quanto pare ucciso e smembrato, poco meno di due ore dopo il suo ingresso nel consolato.

Il colloquio tra Khashoggi e gli agenti sauditi “non è andato come previsto ed è degenerato in una colluttazione che ha portato alla sua morte”, ha precisato in una nota il ministero degli Esteri di Riad, dopo l’annuncio della tv di stato. “Quello che è successo è inaccettabile”, ha sentenziato Trump, esortando tuttavia ad escludere da eventuali sanzioni Usa contro l’Arabia Saudita le commesse miliardarie nel settore della difesa.

Il presidente turco Recep Tayyp Erdogan è determinato “a rivelare i dettagli sulla morte” di Jamal Khashoggi. Lo ha detto il portavoce del partito di Recep Tayyp Erdogan, Omar Celik, citato da Anadolu, nella prima reazione ufficiale turca dopo gli annunci di Riad sulla morte del giornalista. La Turchia “non accuserà nessuno prima della fine delle indagini” su Kashoggi ma “non vuole che sia nascosta nessuna cosa” sul caso. Secondo le autorità turche, Riad ha inviato una squadra di 15 uomini a Istanbul il 2 ottobre, in vista della visita di Khashoggi nel consolato, compresi un anatomo patologo con una segaossa e uomini della sicurezza del principe coronato MbS.

Il  New York Times dà un’altra ricostruzione dell’assassinio di  Jamal Khashoggi: “Ha tentato di fuggire dal consolato, lo hanno fermato, preso a pugni. Lui ha iniziato a urlare, allora uno dei presenti lo ha preso per il collo, strangolandolo fino alla morte”: lo scrive il New York Times citando un “alto funzionario saudita”, il primo a confermare l’assassinio al quotidiano. “C’è un ordine generale del Regno di far rientrare i dissidenti che vivono all’estero. Quando Khashoggi ha contattato il Consolato, il generale Assiri ha inviato il team di 15 uomini”, aggiunge la fonte.

Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, tramite un portavoce, ha fatto sapere di essere “profondamente turbato” e ha sottolineato l’esigenza di “un’indagine immediata, approfondita e trasparente” sulla morte del giornalista.

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