L’artrite reumatoide colpisce 400mila persone in Italia, ma solo il 40% di chi ne soffre segue le terapie correttamente

L’artrite reumatoide insorge tra i 30 e i 50 anni e colpisce circa 400.000 persone in Italia, ma solo il 40% di loro segue le terapie in modo corretto, e invece l’aderenza alla terapia è fondamentale in una patologia cronica con decorso invalidante, spesso non ben controllata, che costringe le persone all’assenza dal lavoro, gravando quasi totalmente sulle spalle delle famiglie in termini economici, sociali e psicologici.

Questo tema è stato trattato nel convegno intitolato“FOCUS ARTRITE REUMATOIDE”, organizzato da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Lilly, primo di una serie di appuntamenti, nato con l’obiettivo di mettere a confronto sulle attuali buone pratiche organizzative e sui modelli di utilizzo dell’innovazione terapeutica, pazienti e operatori coinvolti nella diagnosi, gestione e cura delle malattie reumatiche, tracciando anche le aree critiche da migliorare.

La Regione Lazio è dotata di una grande rete di professionisti che vanno sempre più messi in rete per rispondere ad una patologia cronica invalidante come l’artrite reumatoide. La ricerca ogni giorno produce numerose innovazioni terapeutiche per i pazienti affetti da questa malattia, soprattutto in termini di terapie personalizzate. L’obiettivo deve essere quello di garantire le cure più efficaci possibili trovando soluzioni adeguate sempre nel rispetto dei vincoli di spesa”, ha dichiarato Alessio D’Amato, Assessore Sanità e Integrazione Socio-Sanitario Regione Lazio

Fabrizio Conti, professore associato di Reumatologia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia della Università La Sapienza di Roma, ha spiegato:  «L’artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica sistemica che colpisce le articolazioni sia piccole che grandi, che diventano dolenti, tumefatte e con il tempo possono deformarsi. Si manifesta in genere tra i 30 e i 50 anni e nel nostro Paese ne soffrono circa 400.000 soggetti, soprattutto donne. Il processo infiammatorio delle articolazioni, se non prontamente e adeguatamente trattato, può determinare – ha ribadito il professore Conti –  un danno prima a carico della cartilagine e poi dell’osso sottostante, fino ad avere difficoltà nello svolgimento delle normali attività quotidiane. L’approccio terapeutico attuale prevede, sin dalle fasi più̀ precoci, la cura con farmaci in grado di modificare il decorso della malattia, come il methotrexate, con l’obiettivo di ritardare o arrestare la progressione del danno osseo ed evitare la disabilità. Per i pazienti che non ottengono questo entro i sei mesi dall’inizio della cura, disponiamo di farmaci biologici, che in 20 anni di utilizzo, hanno dimostrato di poter bloccare la malattia e migliorare la qualità̀ di vita dei malati. Negli ultimi due anni inoltre, il panorama terapeutico – ha affermato il professor Conti in conclusione – si è ulteriormente arricchito con una nuova classe di farmaci, i JAK inibitori, che hanno dimostrato ottima efficacia e facilità di somministrazione. Poiché i farmaci biologici e i JAK inibitori, seppur ben tollerati, non sono privi di effetti collaterali, è necessario che i pazienti trattati vengano seguiti presso centri specialistici».

A sua volta Luca Degli Esposti, presidente CLICON, ha detto: «Negli ultimi anni la spesa farmaceutica per acquisti diretti, sfiorando i 10 miliardi di euro, è diventata oggetto di forte discussione. L’impatto su di essa dei farmaci biologici per il trattamento dell’artrite reumatoide, rappresenta un paradigma dell’esigenza di trovare soluzioni che permettano il rispetto dei vincoli di spesa ma l’accesso alle innovazioni terapeutiche. Questi infatti, oltre ad indurre una spesa rappresentano anche un’efficace tecnologia sanitaria nella gestione della malattia, anche da un punto di vista economico. Nella prospettiva di definire modelli di cura che garantiscano innovazione terapeutica e sostenibilità economica, alcuni argomenti appaiono di particolare attualità, tra cui le scadenze brevettuali dei principi attivi da tempo sul mercato ed insieme l’autorizzazione all’immissione in commercio di nuovi principi attivi che possano offrire efficacia, sicurezza e semplificazione nelle cure»

Michela Di Biase, consigliere regionale della Regione Lazio, si è soffermato sul tema della spesa sanitaria.  «Tutti gli investimenti volti a rafforzare l’appropriatezza di cura delle persone affette da patologia cronica – ha affermato –  sono da considerarsi un investimento prioritario sia per il mantenimento di una qualità di vita soddisfacente dei pazienti, sia per la sostenibilità dei percorsi assistenziali regionali. Nel caso delle malattie reumatologiche, una terapia precoce, monitorata nel tempo, può davvero fare la differenza per il paziente. Una priorità in questo senso, è assicurare adeguati standard di tempestività diagnostica, grazie ai quali è possibile curare la patologia efficacemente con un trattamento appropriato. Nel Lazio, grazie a strutture con elevato grado di qualificazione e ad un definito percorso diagnostico-terapeutico, sono stati introdotti strumenti di appropriatezza dell’uso dei farmaci reumatologici. Questo significa garantire una continuità di assistenza al paziente tra il reumatologo e gli altri specialisti coinvolti, a seconda della complessità del caso, nonché il medico di medicina generale e il farmacista».

«Il convegno di oggi – ha aggiunto in conclusione Rodolfo Lena, consigliere regionale del Lazio – riguarda un tema molto importante, l’artrite reumatoide è una patologia assai invalidante che colpisce numerosi cittadini. La Regione Lazio deve fare il possibile affinché vengano tutelate tutte le persone che ne sono affette, tenendo però sempre bene presente il rapporto costi/benefici dei farmaci innovativi».

Commenta per primo

Lascia un commento