L’addio a Ennio Fantastichini con la proiezione del film che gli valse il David di Donatello e il Nastro d’argento

La Casa del Cinema a Roma ospiterà oggi il saluto di amici, parenti, appassionati e normali spettatori a Ennio Fantastichini, il popolare attore scomparso due giorni fa.

La camera ardente sarà aperta dalle ore 15 fino alle 19.30 e un ricordo pubblico è previsto intorno alle ore 18. Alle ore 20 in sala Kodak verrà proiettato “Mine vaganti” di Ferzan Ozpetek con cui Ennio Fantastichini ha vinto nel 2010 il David di Donatello e il Nastro d’argento.

“La casa del cinema – dice il direttore Giorgio Gosetti – è da sempre il luogo in cui si ritrova chi il cinema lo fa e di chi lo ama. Insieme a Angelo Barbagallo, Pietro Valsecchi, la famiglia e tanti amici che con lui hanno lavorato nei film, in televisione, a teatro, abbiamo voluto che fosse domani, una volta ancora, la casa di Ennio. Non per un momento soltanto di raccoglimento e di tristezza ma per un saluto caldo, affettuoso e vitale proprio come Ennio è sempre stato e come resterà nella nostra memoria”.

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Ennio Fantastichini è morto a Napoli il primo dicembre, dove era ricoverato da più di due settimane nel Reparto di Rianimazione del Policlinico dell’Università Federico II, diretto da Giuseppe Servillo, per le complicanze di una leucemia acuta promielocitica. Aveva 63 anni. Fatali sono state le complicanze emorragiche della neoplasia ematologica di cui era affetto. In particolare a stroncarlo sono state le emorragie cerebrali che hanno fatto seguito a complicanze polmonari ed intestinali.

Riconosciuto soprattutto per la smorfia che le sue labbra prendevano quando interpretava una scena di rabbia, è stato uno dei più bravi attori italiani per aver saputo viaggiare con i suoi personaggi in una girandola di colorati generi.

Dopo aver studiato recitazione all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, nei primi anni Settanta ha debuttato in teatro ed in televisione, ma ha esordito nel cinema solo nel 1982 con Fuori dal giorno di Paolo Bologna, in un piccolo ruolo.
Anni più tardi, è tornato al cinema con I soliti ignoti vent’anni dopo (1987) di Amanzio Todini, accanto a due grandi del nostro cinema: Marcello Mastroianni e Vittorio Gassman (dai quali prendeva ispirazione), mentre l’anno successivo è stato un convincente ed intenso Enrico Fermi nel film I ragazzi di Via Panisperna di Gianni Amelio, accanto ad un’altra esordiente, Laura Morante, nel ruolo della moglie. A cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta, le sue interpretazioni migliori sono legate al film  I Cammelli (1988) di Giuseppe Bertolucci e a quello dell’attore e regista Sergio Rubini in La stazione(1990).

I movimentati anni Novanta lo portano sul set di miniserie televisive come I Misteri della giungla nera di Kevin Connor, che doveva rispolverare Kabir Bedi dalle ceneri di Sandokan ma non è un successo, come invece lo sarà il film Porte aperte (1990) di Gianni Amelio, pellicola liberamente tratta dal romanzo omonimo di Sciascia, dove Fantastichini interpreta con intensità il ruolo del protagonista Tommaso Scalia, tenendo testa, recitativamente parlando, ad uno dei più grandi (e dimenticati) attori italiani: Gian Maria Volontè. Il film gli valse l’European Award come scoperta dell’anno, il Premio Felix 1991, il Ciack d’oro ed il Nastro d’argento come miglior attore non protagonista.
Da quel momento in poi, il suo nome comparirà accanto a quello di registi come Giovanna Gagliardo (Caldo Soffocante, 1991), ancora Sergio Rubini (La bionda, 1992) e Paolo Virzì (Ferie d’agosto, 1996, dove grazie al ruolo di Ruggero verrà candidato al David di Donatello come miglior attore protagonista). Ma farà anche delle piccole escursioni francesi, una delle tante con il regista Claude Zidi in Arlette (1997) accanto a Josiane Balasko, Christopher Lambert e Stéphane Audran.
In televisione partecipa a serie come Un cane sciolto (1990), La Piovra (1984, 1994), Maria Josè, l’ultima regina (2001) e Il Testimone (2001).

Ennio Fantastichini si immerge nella fiction televisiva: è l’ebreo Marco Shocky in viaggio per la Palestina in La fuga degli innocenti (2004), il giudice Giovanni Falcone ucciso dalla mafia in Paolo Borsellino (2004), la vittima del razzismo Bartolomeo Vanzetti in Sacco e Vanzetti (2005) ed il medievale Raniero in La Freccia Nera (2006).

Il ritorno al grande schermo lo vede nei panni del sindaco Cassani con Fortapàsc (2008) di Marco Risi e, nello stesso anno, col film di produzione australiana Two fists, One heart (2008) di Shawn Seet. Ritrova i ruoli di primo piano con La cosa giusta (2009) di Marco Campogiani e con la serie biografica Il mostro di Firenze (2009) firmata Antonello Grimaldi e targata Fox Crime. Nel 2009 lo rivediamo accanto a Valeria Solarino e Giselda Volodi in Viola di mare di Donatella Maiorca. E dopo la partecipazione a Io, Don Giovanni (2009) di Carlos Saura, viene scelto da Ferzan Ozpetek per la commedia Mine vaganti (2010), dove interpreta un padre di famiglia in crisi, che gli fa vincere il David di Donatello e il Nastro D’Argento, entrambi nella categoria Miglior Attore Non Protagonista.

Nel 2012 è diretto dai fratelli Manetti nello sci-fi L’arrivo di Wang, un thriller che permette ancora una volta all’attore di mostrare la sua versatilità, e da Umberto Carteni nel film con Fabio Volo Studio illegale. In seguito lo troviamo tra i protagonisti di Il pasticciere di Luigi Sardiello.

Ennio Fantastichini era uno di quei rari attori che riescono sempre a centrare il personaggio, a trasformarsi e, se serve, a mutilarsi per la buona riuscita di un ruolo. Peccato che l’Italia abbia il brutto vizio di sottostimare spesse volte i suoi grandi attori per guardare ad Hollywood.

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