L’autopsia confermerebbe il suicidio della stilista. Sorella incredula

Carlotta Benusiglio in una foto tratta dal profilo Facebook Blume Blu. Roma, 2 giugno 2016. +++ ATTENZIONE L'IMMAGINE NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA +++
Foto dal profilo Facebook

La morte della stilista Carlotta Benusiglio, trovata impiccata con una sciarpa a un albero la mattina di martedì 31 maggio nei giardini di Piazza Napoli a Milano, sarebbe dovuta a uno “strangolamento suicidario”. Lo ha detto il pm di Milano Antonio Cristillo, titolare dell’indagine sulla morte della giovane, parlando dei primi esiti dell’autopsia effettuata oggi su disposizione del magistrato. Al momento non vi sarebbero elementi che autorizzino a sospettare che la morte sia stata provocata da un’altra mano, perché sul corpo non c’è nessun segno di violenza.

L’esito complessivo dell’autopsia non è ancora noto in quanto mancano i risultati delle perizie tossicologiche e genetiche che sono state disposte per capire se la donna abbia ingerito qualche medicinale o altre sostanze tossiche e se vi siano materiali organici sul corpo appartenenti ad altre persone. “Gli esami sono ancora in corso e bisogna aspettare”, ha detto Cristillo, affermando, però, che non sono state riscontrate “ferite o segni di violenza” sul corpo della donna.

Ma la sorella della donna, Giorgia, insiste parlando con l’Ansa: “Non credo assolutamente che mia sorella si sia suicidata. Non lo avrebbe mai fatto e soprattutto, vista la sua innata riservatezza, mai lo avrebbe fatto a due passi da casa, usando l’albero in una piazza. Per assurdo avrebbe potuto farlo usando il soppalco. Io e la mia famiglia vogliamo la verità. Del fidanzato non voglio parlare, noi eravamo contrari per precisi motivi alla relazione”.

“Mia sorella – racconta Giorgia Benusiglio – stava bene, era serena. L’ultima che l’ha sentita è stata mia madre, il lunedì alle 11 di sera. Si sarebbero dovute vedere insieme per mangiare a pranzo proprio martedì. E una madre sente se la figlia sta bene o no”. “Aveva mille progetti, era un’artista, era appena tornata da Venezia, dove era stata per una festa di nubilato perché aveva disegnato e realizzato l’abito da sposa per un’amica”, ha detto ancora Giorgia, 33 anni, che è una consulente per la prevenzione giovanile contro l’uso di stupefacenti dopo aver subito il trapianto di fegato a causa di mezza pasticca di ecstasy presa quando era diciassettenne e che ha scritto un libro (‘Vuoi trasgredire? Non farti!’) su quella terribile esperienza. “E poi – ha aggiunto – a giorni doveva venire a trovarla un’amica dall’Argentina che non vedeva da sei anni”.

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