Il boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano, già condannato all’ergastolo – deponendo in videoconferenza nel processo “‘ndrangheta stragista” in corso a Reggio Calabria, in cui è imputato – in risposta alle domande del procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, ha affermato: «Ho incontrato tre volte a Milano Silvio Berlusconi mentre ero latitane». Perché lo incontrò? Per motivi di affari, dice in sostanza il mafioso. Ma lascia intendere che potrebbe dire anche di più. Davvero quegli incontri ci furono, come si sospettò negli anni 90, o il racconto dopo tanti anni rientra in un diabolico disegno del boss mafioso per motivi oscuri?
Il legale di Silvio Berlusconi, l’avvocato Niccolò Ghedini replica: «Le dichiarazioni rese quest’oggi da Giuseppe Graviano sono totalmente e platealmente destituite di ogni fondamento, sconnesse dalla realtà nonché palesemente diffamatorie. Si osservi che Graviano nega ogni sua responsabilità pur a fronte di molteplici sentenze passate in giudicato che lo hanno condannato a plurimi ergastoli per gravissimi delitti. Dopo 26 anni ininterrotti di carcerazione – prosegue Ghedini – improvvisamente il signor Graviano rende dichiarazioni chiaramente finalizzate ad ottenere benefici processuali o carcerari inventando incontri, cifre ed episodi inverosimili ed inveritieri. Si comprende, fra l’altro, perfettamente l’astio profondo nei confronti del presidente Berlusconi per tutte le leggi promulgate dai suoi governi proprio contro la mafia. Ovviamente saranno esperite tutte le azioni del caso avanti l’autorità giudiziaria».
Alla magistratura comunque spetta il compito di approfondire la questione, per quanto difficile ciò possa apparire.
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