L’ex capo del FBI Comey dà del bugiardo al Trump davanti al Senato

“L’amministrazione Trump ha scelto di diffamare me e l’Fbi, e ha mentito su di me e sull’Fbi. L’Fbi è e sarà sempre indipendente”: così si è espresso  James Comey, testimoniando al Senato americano in un’audizione che è stata trasmessa in diretta dai canali tv e che è stata seguita da milioni di americani. L’uomo scelto da Obama per dirigere il ‘Bureau’, ha anche detto che “le ambigue spiegazioni per il mio licenziamento (da parte di Trump) mi hanno confuso, visto che fino ad allora mi era stato ripetuto che stavo facendo un gran lavoro”.

Comey si riferiva alle pressioni esercitate da Trump su di lui perché soprassedesse dall’indagare sui rapporti di un suo uomo di fiducia con la Russia durante la campagna elettorale che poi lo ha portato alla Casa Bianca.

“Non c’è alcun dubbio che la Russia abbia interferito nelle elezioni americane”, ha detto l’ex capo dell’Fbi, “ma ho fiducia che nessun voto sia stato alterato”, ha aggiunto Comey. “C’è stato uno sforzo massiccio da parte di Mosca di colpire le elezioni presidenziali americane – ha detto Comey – e l’Fbi seppe dei tentativi di hackeraggio da parte dei russi alla fine del 2015″. Ad essere colpiti – ha spiegato l’ex numero uno dell’Fbi – centinaia di obiettivi, di entità nel tentativo di compromettere il processo elettorale”. “L’amministrazione Obama cercò quindi di fare di tutto per contrastare questi cyberattacchi”. “Non sta a me dire se c’è stata ostruzione alla giustizia” da parte del presidente Donald Trump, ha poi detto Comey, che, rispondendo a una domanda, non ha detto che Trump o un altro membro della sua amministrazione gli abbia chiesto di interrompere l’indagine sul Russiagate: Comey ha precisato che Donald Trump non gli ordinò esplicitamente di lasciar cadere le indagini sull’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn ma che egli interpretò  le sue parole come una disposizione, nel senso che “voleva che lasciassi cadere l’inchiesta su di lui”. Quanto allo stesso Trump, Comey ha precisato che ”non era sotto indagine quando io era direttore dell’Fbi”.

Il presidente Trump da parte sua ha reagito preventivamente alle deposizioni di Comey in Senato e sulla base delle indiscrezioni filtrate ieri contesta la sua presunta “richiesta di lealtà” addotta da Comey e di aver chiesto all’allora capo Fbi di lasciar cadere l’indagine su Michael Flynn, l’ex consigliere alla sicurezza nazionale travolto dal Russiagate.

Comunque “il presidente non è un bugiardo”, è stata  prima reazione della Casa Bianca, alle parole di James Comey. “Trump è soddisfatto che l’ex capo dell’Fbi James Comey abbia confermato che il presidente non è sotto inchiesta in alcuna indagine sulla Russia”. La Casa Bianca non pensa che ci sia stato nulla di inappropriato nel fatto che il presidente Donald Trump abbia contattato direttamente James Comey.

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