L’insolita procedura per la formazione del Governo tra tempi lunghi provocati dal “Rosatellum”, l’ impossibilità di Mattarella di abbreviare i tempi, e i “defilé” televisivi della Meloni nelle sedi istituzionali italiane e nelle esibizioni televisive spagnole

di ENNIO SIMEONE Mai, prima di questa volta, era accaduto che trascorresse tanto tempo tra lo svolgimento delle elezioni e l’inizio delle consultazioni del presidente della Repubblica per la formazione del nuovo governo, cosa che può avvenire solo dopo che sono stati completati i conteggi dei voti e si abbia l’elenco ufficiale dei membri della Camera e del Senato e ne siano stati eletti i presidenti, i vice presidenti e le altre cariche assembleari. 

Colpa anche della indecente legge elettorale che va sotto il nome di «Rosatellum» dal nome del proponente, il senatore Rosati, che la scrisse sotto dettatura di quel genio della politica che risponde al nome di Matteo Renzi, fondatore di «Italia Viva», partitino composto dagli scissionisti del Pd, capeggiati, appunto, dall’ex sindaco di Firenze.

Di conseguenza da settimane – come si può vedere in maniera assillante scorrendo i maniacali telegiornali e i connessi talk show – le italiche televisioni ci propinano quotidianamente ore e ore di telegiornali   con politici di ogni specie inseguiti (si fa per dire) da cronisti che impugnano i microfoni alla ricerca di dichiarazioni noiosamente ripetitive e puntualmente banali o ermetiche, furbescamente allusive, che si prestano a tutte le interpretazioni al servizio dei cosiddetti commentatori che, saltellando da uno studio televisivo all’altro,  poi verranno genialmente interrogati da noiosi conduttori o conduttrici che, saltellando da uno studio televisivo all’altro, ripropongono tutti le stesse domande tra uno spot pubblicitario e l’altro.

 Uno squallido teatrino che, tra l’altro, mortifica anche il ruolo del presidente della Repubblica, al quale compete di svolgere le consultazioni delle delegazioni dei vari gruppi politici presenti alla Camera e al Senato per poi decidere a chi affidare il compito di formare il nuovo governo sottoponendogli i nomi dei ministri che a lui (cioè al capo dello Stato) spetta di nominare.

Ebbene, questo iter costituzionale, importante e delicatissimo (che dalla nascita della Repubblica e dall’approvazione della Costituzione si ripete nel nostro paese) sta subendo in queste settimane uno stravolgimento e, sarebbe il caso di dire, uno svilimento che non ha precedenti, purtroppo con una tolleranza generosamente e signorilmente morbida da parte del capo dello Stato, Sergio Mattarella. 

Per cui si sta assistendo ad una insolita e non entusiasmante forzatura procedurale adottata dalla capolista di Forza Italia, Giorgia Meloni, che sta effettuando delle informali ma serrate consultazioni nelle sedi istituzionali per la formazione di un governo, di cui non è stata ancora incaricata ufficialmente dal presidente della Repubblica, inducendo di fatto i mezzi di informazione (e non solo) ad azzardare ipotesi di composizione del governo non suffragate da un incarico formale e diffondendo promesse di incarichi governativi che competono esclusivamente al titolare del Quirinale, cioè a Sergio Mattarella. 

I defilée…istituzionali della signora Meloni

Scarpe basse, preferibilmente sneakers (ne ha di tutti i colori: bianche le più utilizzate in assoluto, ma sono spuntate anche color oro, nere, blu), abbinate non solo a pantaloni, ma anche a gonne plissettate lunghe; colori tenui, dal beige al grigio al celeste, maglioni morbidi come i pantaloni, o larghi o con risvolto. L’outfit di Giorgia Meloni si è trasformato come la sua comunicazione, già dalla campagna elettorale. Passando per i capelli, prima tenuti sempre lunghi, durante il cammino verso le urne, hanno poi subito una trasformazione: ora sfoggia un bob lungo, leggermente più corto davanti, e un biondo più deciso. 

    La prima donna premier in pectore, diretta verso Palazzo Chigi, ha messo da parte vestiti, borse griffate e accessori costosi per avvicinarsi al popolo e all’elettorato.

O almeno li ha messi da parte prima del giuramento, visto che, una volta che il presidente della Repubblica le avrà affidato il mandato, impegni istituzionali la potranno far optare per altre scelte nel suo armadio, almeno in talune circostanze. 

    Lo scorso primo ottobre la leader di Fratelli d’Italia, in visita al villaggio Coldiretti al Castello Sforzesco a Milano, ad esempio sfoggiava una giacca doppio petto blu, pantaloni jeans dal taglio semplice, adidas bianche e sottogiacca in tinta, niente accessori. Ai tailleur classici (tranne nelle occasioni che lo richiederanno, ovviamente), insomma, la futura premier preferisce un abbigliamento più casual, indossando pantaloni larghi, casacche morbide dai colori decisi o tenui, e ai piedi delle comode sneakers. Bandite, invece, le borse extralusso e poco rappresentanti del made in Italy, ma ne porta spesso anche due insieme extralarge. Vari i colori utilizzati, molto comodi i modelli, adatti a chi lavora (e talvolta sono talmente cariche che le lascia aperte). Pochi gli accessori al polso: spazio solo a qualche frivolezza, come un bracciale alto di strass, ma di bigiotteria. (servizio e fotomontaggio Ansa)

 

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