di ROMANO LUSI – Con una mossa degna del più bieco killeraggio politico il Pd di Renzi ha consumato (senza sporcarsi le mani) la vendetta contro l’amministratore delegato della Consip, Luigi Marroni (foto), uno dei pochi non indagati per lo scandalo del mega consorzio di appalti pubblici, che in una testimonianza aveva chiamato in causa il ministro dello Sport (ma gestore anche dei rapporti con l’editoria!) Luca Lotti per la rivelazione di segreti istruttori. Prima il Pd ha tentato di tagliare le gambe a Marroni presentando una mozione parlamentare che proponeva l’azzeramento dei vertici della Consip, poi, visto che la manovra era troppo scoperta, è stata scelta la via più breve e formalmente meno scoperta e compromettente: le dimissioni di due membri del vertice Consip di nomina del ministero del Tesoro dal consiglio di amministrazione: il presidente Luigi Ferrara e la consigliera Marialaura Ferrigno. E poiché il vertice è composto da soli tre componenti (il terzo è appunto l’amministratore delegato Marroni) la decadenza dell’intero organismo è automatica e Marroni viene neutralizzato.
Ma qual è la colpa di Marroni? Quella di aver tradito un debito d’onore (che sarebbe meglio definire di omertà toscana) con Renzi, il quale lo aveva voluto come amministratore delegato di Consip e però lui aveva chiamato in causa, quando è stato interrogato dai magistrati, il ministro Lotti. Ora non gli resta altro da fare che convocare, entro otto giorni, l’assemblea dei soci, che procederà alla nomina del nuovo cda. Viene così a cadere l’imbarazzante discussione sulle mozioni, in particolare quella del Pd che chiedeva, appunto, l’azzeramento dei vertici Consip? E viene a cadere anche la mozione firmata da senatori di Forza Italia, Lega, M5s, Gal, Ala, Alternativa Popolare, gruppo per le Autonomie, gruppo Misto? Secondo il primo firmatario, il senatore Andrea Augello di “Idea”, no:”Leggo sui giornali che a seguito delle dimissioni del Cda Consip si sarebbe scongiurato il voto della nostra mozione al Senato. In realtà non è così. Il fatto che si siano dimessi presidente e consigliere – osserva Augello – determina lo scioglimento del Cda, tuttavia Marroni resta in carica fino alla convocazione dell’assemblea degli azionisti e c’è la possibilità che in quella sede le dimissioni vengano respinte. Del resto Padoan ha respinto già due volte le dimissioni di Marroni. Lunedì decideremo il da farsi e martedì lo comunicheremo”.
E poi a riaccendere il fuoco della polemica arrivano proprio le sbalorditive, per non dire miserevoli, dichiarazioni del ministro Padoan. Il quale, intervenendo al raduno di “Repubblica delle idee” in c orso a Bologna, ha affermato: “Ribadisco che Ferrara e Ferrrigno si sono dimessi per non indebolire il lavoro prezioso di Consip. Quello che ha accelerato la situazione è la legittima mozione del Parlamento. Quindi venendo incontro al segnale politico, ma ribadendo la difesa di Consip, è stato deciso da parte del Mef di accelerare il ricambio”.
E sull’argomento interviene (con una intervista a Maria Latella su Sky) anche il segretario della Lega, Matteo Salvini. Il quale dice: “Marroni deve parlare. Se ha sollevato dubbi su appalti, politica e sinistra deve poterlo dire e noi non accetteremo che venga silenziato”. E dichiara la sua cointrarietà alle dimissioni dell’ad Marroni: “Deve poter parlare – aggiunge – e dire se c’è stato qualcosa di illecito. Non vorrei che si azzerasse tutto perché c’è qualcuno che vuole parlare”.
Presidente indagato. Nella tarda serata è arrivata la notizia che il presidente della Consip Luigi Ferrara, dimissionario insieme alla consigliera Marialaura Ferrigno, risulta indagato dalla Procura di Roma per il reato di “false informazioni ai Pm”. E’ quanto si apprende da ambienti parlamentari, secondo cui venerdì scorso inoltre il presidente della Consip avrebbe ritrattato quanto dichiarato in precedenza, durante il suo colloquio con i magistrati che lo avevano convocato in qualità di testimone. Da qui la sua iscrizione nel registro degli indagati.
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