L’Italia dei diritti e dei doveri nel messaggio di Sergio Mattarella

Mattarella messaggioIl presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per il suo primo discorso di fine anno rivolto agli italiani, sceglie una atmosfera familiare, di cittadino tra i suoi concittadini. Il capo dello Stato rompe gli schemi tradizionali, abbandona le stanze ufficiali del Quirinale e parla agli italiani non seduto dietro a una scrivania ma dal salotto dei suoi appartamenti privati, posti al terzo piano. Il messaggio per gli italiani è di vicinanza: dopo l’apertura del palazzo del Quirinale al pubblico, Mattarella vuol far sì che gli italiani entrino direttamente nella casa del Presidente. Sullo sfondo, in primo piano, le bandiere dell’Italia, dell’Europa e della presidenza della Repubblica. Poco più dietro, una rosa di Natale e un tavolo con sopra una campana di vetro contenente un presepio artistico, della tradizione napoletana.

“L’occupazione è tornata a crescere. Ma questo dato positivo, che pure dà fiducia, l’uscita dalla recessione economica e la ripresa non pongono ancora termine alle difficoltà quotidiane di tante persone e di tante famiglie”. “La condizione economica dell’Italia va migliorando: questo va sottolineato. Anche le prospettive per il 2016 appaiono favorevoli, ma il lavoro manca ancora a troppi dei nostri giovani. Sono giovani che si sono preparati, hanno studiato, posseggono talenti e capacità e vorrebbero contribuire alla crescita del nostro Paese. Ma non possono programmare il proprio futuro con la serenità necessaria”. “Accanto a loro penso a tante persone, quarantenni e cinquantenni, che il lavoro lo hanno perduto, che faticano a trovarne un altro e che vivono con la preoccupazione dell’avvenire della propria famiglia. Penso all’insufficiente occupazione femminile. Il lavoro manca soprattutto nel Mezzogiorno. Si tratta di una questione nazionale. Senza una crescita del Meridione, l’intero Paese resterà indietro”. “Intendo inviare un messaggio di sostegno e di speranza alle famiglie particolarmente in affanno: non vanno lasciate sole, e chiedo l’impegno di tutti perché le difficoltà si riducano e vengano superate”.

Il suo è stato anche un messaggio “verde”, rivolto alla gente comune, alle persone normali, come normali erano i cavalieri insigniti quest’anno delle onorificenze della Repubblica e normali sono gli uomini e le donne che tutti i giorni operano in condizioni difficili per lottare contro una crisi appena mitigata dai primi segnali di ripresa ma segnata ancora dalla scarsa occupazione.

Sergio Mattarella ha parlato per venti minuti dal suo appartamento privato: niente scrivania, ambiente raccolto, atmosfera familiare che ricorda, con il presidente della Repubblica seduto in mezzo ai braccioli di una poltrona, gli interventi televisivi di Sandro Pertini. Spariscono con Mattarella i riferimenti alla politica in senso stretto: ne ha già parlato nel recente incontro con le alte magistrature della Repubblica e non intende tornarvi su. Restano invece, e anzi sono sottolineati, quei punti in cui la politica è chiamata a risolvere problemi pesantemente concreti. L’inquinamento è uno, l’evasione fiscale un altro. Le città soffocano, l’aria è pesante. Quanto sta avvenendo in questi giorni, soprattutto nei grandi centri, richiede ed esige la collaborazione al di là delle polemiche. Richiede l’impegno della società civile tanto quanto quello della società politica. Quest’ultima è chiamata a scelte di prospettiva, che incideranno solo se immaginate per andare al fondo del problema, come un autentico potenziamento del trasporto pubblico. Ma è innegabile che anche la società civile deve rimboccarsi le maniche, capire che la qualità dell’aria che respira dipende direttamente dal rispetto per l’ambiente che si dimostra – ancora una volta – con i gesti di tutti i giorni. Dalla raccolta differenziata, dall’uso responsabile del riscaldamento nelle case private come negli uffici.

“Si può chiedere ai cittadini di limitare l’uso delle auto private ma, naturalmente, il trasporto pubblico deve essere efficiente, e purtroppo non ovunque è cosi'”, scandisce Mattarella, “il compito di difendere l’ambiente, peraltro, ricade in parte su ciascuno di noi. Molto della qualità della nostra vita dipende dalla raccolta differenziata dei rifiuti e dal rispetto dei beni comuni. Non dobbiamo rassegnarci alla civiltà dello spreco e del consumo distruttivo di aria, acqua ed energia”. “Mi auguro che si affronti il problema con un comune impegno da parte di tutti”, avverte il capo dello Stato. “Sono utili le diverse opinioni – e non si può certo comprimere il confronto politico – ma siamo di fronte anche alla natura, e ai suoi mutamenti, che contribuiscono a provocare siccità e alluvioni. In presenza di una sfida così grande, che coinvolge la salute, è necessario che prevalga lo spirito di collaborazione“.

Collaborare tutti, insomma, in questo campo come anche in altri. Avere senso della collettività, della realizzazione del bene comune. Il contrario di quanto si rendono responsabili di quella piaga sociale che è l’evasione fiscale.  Impegno della società civile, insomma, ma anche dei comuni cittadini, a partire dai contribuenti. L’evasione fiscale, stigmatizza il Capo dello Stato, ammonta a “sette punti di prodotto interno lordo”. Basterebbe dimezzarla per creare trecentomila posti di lavoro. Insomma: “gli evasori danneggiano la comunità nazionale ed i cittadini onesti. Le tasse e le imposte sarebbero decisamente più basse se tutti le pagassero”.

Cresce, per fortuna, nell’opinione pubblica “la sensibilità per il valore della legalità”, soprattutto tra i giovani “che capiscono come il malaffare sia la negazione dei diritti”. Mattarella torna su uno dei leit-motiv del suo mandato, la lotta “all’illegalità di chi corrompe e di chi si fa corrompere, di chi ruba, di chi inquina, di chi sfrutta, di chi in nome del profitto calpesta i diritti più elementari, come accade purtroppo spesso dove si trascura la sicurezza e la salute dei lavoratori”. Oggi sta sorgendo una nuova coscienza, “la quasi totalità dei nostri concittadini crede nell’onestà e pretende correttezza. La esige da chi governa, ad ogni livello, e chiede trasparenza e sobrietà. Chiede rispetto dei diritti e dei doveri”. Chiede anche sicurezza, dopo l’angoscia delle stragi di Parigi. “Il terrorismo islamista e fondamentalista cerca di portare la sua violenza nelle città d’Europa, dopo aver insanguinato le terre mediorientali e quelle africane”, rileva il capo dello Stato, “realizzare condizioni di pace e stabilità per i popoli di quei paesi è la prima risposta necessaria anche per difendere l’Europa e noi stessi”. E ai terroristi di matrice islamica sia chiaro il mesaggio: non gli permetteremo di impaurirci. Il pericolo esiste, ma le democrazie sanno rispondere. (Agi)

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