Lo sport è al servizio della scuola o è la scuola al servizio dello sport? Molti decenni orsono, quando frequentavo il liceo, sarebbe stato un interrogativo senza senso. A questo proposito mi permetto di citare un esempio semplificativo. A volte in inverno con il mio amico Marcello andavamo a sciare all’Alpe di Siusi ove la sua famiglia possedeva una larga fetta di territorio con una baita. Il problema era il lunedi mattina quando tornavamo in classe al ginnasio-liceo Carducci, che si trovava a Bolzano in Piazza Domenicani. Una delle professoresse, nota per la sua severità, quando faceva l’appello normalmente non guardava nessuno in faccia, solo quando arrivava ai nostri due nomi alzava la sguardo e, dopo averci scrutato, pronunciava la sua “sentenza”: «Vedo dai vostri visi abbronzati che ieri siete stati a sciare invece di studiare, ed allora venite alla cattedra che vi interrogo».
Questo per dire della chiara dimostrazione che la scuola non vedeva di buon occhio chi tra gli studenti praticava uno sport. Al massimo i professori tolleravano che all’ora di ginnastica, indossate le scarpette con la suola di gomma bianca ed una tuta (chi la possedeva), si faceva una partita a pallavolo.
Oggi invece sembra che lo sport debba essere la molla principale per un giovane. La domanda che sembrano porsi molti genitori è di una semplicità disarmante: quanto guadagna un ricercatore scientifico e quanto, invece, uno che tira calci al pallone infilandolo nella rete della squadra avversaria? E´ovvio che la risposta sia scontata a favore del pallone e che, in fondo, faccia comodo anche a certi insegnanti, che così si sentono liberati da ogni responsabilità sul futuro dei ragazzi.
Ho impiegato molto tempo per arrivare a questa aberrante conclusione, ma alla fine ho dovuto accettarla alla luce di molti esempi di cui sono stato testimone. Nessuno però sembra preoccuparsene, in particolare tra i politici, tra ci quali è presente una bella aliquota di ignoranti che sanno tutto sull’ultimo gol di Higuain e prevalgono su quelli che hanno studiato Socrate o Machiavelli, ma che sono più facilmente manovrabili di quei rompiballe che appartengono a questa seconda categoria.
Giovanni Perez
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