Lo studente egiziano dell’Università di Bologna Patrick Zaki, condannato ieri a tre anni di carcere (dopo averne già trascorsi due in prigione con l’accusa di diffusione di notizie false), ha ricevuto la grazia dal presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi, il quale ha assunto la decisione con sorprendente rapidità.
“Abbiamo ricevuto segnali positivi dallo Stato” sulla richiesta di grazia avanzata per Patrick Zaki aveva scritto su Facebook Tariq Al-Awadi, attivista per i diritti umani e membro del Comitato presidenziale per la grazia, che aveva presentato una richiesta formale di grazia immediata per l’attivista e ricercatore egiziano, come aveva riferito all’Ansa uno dei 4 legali dell’attivista al termine dell’udienza di ieri a Mansura, in Egitto. Il giovane era stato portato via dall’aula in manette attraverso il passaggio nella gabbia degli imputati tra le grida della madre e della fidanzata che attendevano all’esterno.
Sotto processo in Egitto dal 2020, impegnato a favore dei diritti umani e sotto accusa per opinioni politiche espresse sui social, Zaki era stato scarcerato dopo quasi due anni di detenzione preventiva nel dicembre 2021. Il 6 luglio di quest’anno Zaki si è laureato on line presso l’Università di Bologna con una tesi su giornalismo, media e impegno pubblico.
“Patrick Zaki è stato condannato a tre anni di carcere con l’accusa di diffusione di notizie false”: la conferma del provvedimento era stata comunicata in un tweet dal portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury, sottolineando che era il “peggiore degli scenari possibili“. E a Rainews.it lanciava l’appello al governo italiano affinché intervenisse per chiederne la scarcerazione.
I suoi legali avevano promesso ricorso, ma sembrava che si trovasse di fronte ad una sentenza inappellabile a causa delle ferree leggi egiziane in materia di terrorismo. La sentenza, però, doveva essere sottoposta alla firma del presidente egiziano Al-Sisi , il quale per fortuna ha deciso un’altra sorte per Zaki: la concessione della grazia.
Sotto processo in Egitto dal 2020, impegnato a favore dei diritti umani e sotto accusa per opinioni politiche espresse sui social, Zaki era stato scarcerato dopo quasi due anni di detenzione preventiva nel dicembre 2021. Il 6 luglio di quest’anno si è laureato collegato in videoconferenza con l’Università di Bologna con una tesi su giornalismo, media e impegno pubblico.
Il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury, che ha seguito la vicenda dello studente egiziano dall’inizio, aveva commentato dopo la sentenza di ieri: “E’ il “peggiore degli scenari possibili”. E a Rainews.it aveva lanciato l’appello al governo italiano affinché intervenisse per ottenere la scarcerazione di Patrick. Cosa che è avvenuta con sorprendente rapidità (cone era giusto che accadesse).
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