LUNGA VITA AL FESTIVAL/ Tra prosa e risate con Montanini e Ferrario a Roma

di FEDERICO BETTA – Si è conclusa l’intensa settimana del Progetto Lunga Vita Festival, che dal 13 al 20 luglio ha animato il bellissimo parco dell’Accademia Nazionale di Danza di Roma.

Il Progetto Lunga Vita, rassegna di teatro, danza, musica, arte e workshop, con la direzione artistica di Davide Sacco e la direzione organizzativa di Ilaria Ceci, nel suo secondo anno di attività, ha presentato otto giorni di eventi non stop sul tema del mito contemporaneo. Tra gli ospiti sulla scena, le bravissime attrici Maddalena Crippa e Elisabetta Pozzi, il narratore e musicista Moni Ovadia, la riscrittura del Moby Dick di Melville, firmata dal direttore artistico del festival Davide Sacco e poi ancora tra i tanti altri Nadia Baldi, Ascanio Celestini e Giorgio Colangeli.

Le ultime due serate sono state dedicate alla comicità con due dei più noti standupper italiani: Edoardo Ferrario e Giorgio Montanini. Nonostante siano due comici che si scrivono i pezzi e li interpretano sul palco con il solo aiuto del microfono, come vuole la tradizione americana della stand up comedy, non possono essere due autori più diversi.

Edoardo Ferrario è artisticamente nato con la fortunata webserie Esami ambientata nelle aule universitarie. Ironico, sarcastico, creatore di personaggi e modulatore di voci impressionante, Ferrario ha maturato la sua identità di personaggio pubblico grazie alla collaborazione televisiva con Sabina Guzzanti e oggi riempie i teatri (di pochi mesi fa il sold-out al Teatro Brancaccio di Roma). Il suo stile, pulito ed educato, punta i vizi del contemporaneo mostrando il lato comico dietro le piccole tragedie del vivere comune: com’è prendere i mezzi a Roma? Un inferno, ma forse meno grave che salire su un tuk-tuk di un fantomatico bengalese che ci carica a Termini e scarica chissà dove. Ferrario entra ed esce dai personaggi che crea con una facilità disarmante e gli basta pochissimo per stravolgere in una risata il nostro banalissimo mondo quotidiano. Con il suo tono leggero, continuamente strizza l’occhio al pubblico portandolo con sé in quel suo show ben distante dalla semplice comicità televisiva, ma sempre rincuorante e assolutorio.

Di tutt’altra pasta Giorgio Montanini. Lo abbiamo già conosciuto su queste colonne e non approfondiremo il suo stile in generale. Ma è utile fare un raffronto con la performance del suo collega più giovane per capire meglio le differenti comicità che il mondo della stand-up propone. Montanini è aggressivo, un diavolo che ci scava una fossa attorno e ci intima di buttarcisi dentro. La risata che provoca è sempre acida, feroce, ci prende alla pancia ma chiede di usare la testa. Mentre Ferrario lascia tutto scorrere come una barzelletta da bar, Montanini ci inchioda ai sentimenti più biechi per scardinare le nostre sicurezze e le nostre inflessibili idee sulla realtà. Si potrebbe dire che l’obiettivo di Montanini non sia affatto quello di accalappiare il pubblico per portarlo verso una risata liberatoria. Anzi, forse è proprio il contrario. Invece di fare l’addomesticatore di cani che si mostra bello e geniale per i suoi giochi di parole, Giorgio Montanini ci frusta e ci fa sanguinare per farci scappare dalle distorsioni sociali e politiche che ci pone davanti. E noi, pubblico abituato da decenni di tv alla più conciliante gentilezza stereotipata di Ferrario, non possiamo che correre via. Ridendo per non piangere, pensando a chi siamo e a come non diventare come Montanini ci dipinge.

Come ha detto Ilaria Ceci, il Progetto Lunga Vita Festival è pronto per tornare l’anno prossimo, e noi siamo sicuri che lo riseguiremo con gioia. Non è facile trovare un calendario così vario e interessante in una location incredibile a due passi dal Giardino degli Aranci.

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