Un lungo corteo – organizzato dai movimenti per il diritto all’abitare, dai centri sociali, da Usb e Cobas, dai No Tav – ha sfilato a Roma da piazza della Repubblica a piazza del Popolo in segno di solidarietà e di sostegno di quei migranti – rifugiati e richiedenti asilo – che si trovano nel nostro paese, ma che sono ancora abbandonati a se stessi. Un “Popolo meticcio e resistente”, come si sono definiti gli stessi manifestanti, che hanno riempito la piazza sulle note di “Get Up Stand Up”. “Siamo 50.000 – hanno detto dal palco, anche se la cifra è davvero eccessiva – Siamo profughi, studenti, precari. Siamo i dannati della globalizzazione”.
Naturalmente, a leggere gli slogan, c’era di tutto: “Diritti senza confini” lo striscione che ha aperto la manifestazione. E poi “Reddito minimo garantito”, “Tutti sulla stessa barca”, “Mai con Renzi, mai con Salvini, Respingiamoli”, e ancora: “Non siamo pacchi postali”, “Non ci fermeranno né manganelli, né mari, né muri, né Minniti”, “Resistenza meticcia”.
Dal palco, in piazza del Popolo, richieste di “permesso di soggiorno, casa e reddito per tutti”. “A Roma si è infiltrata la speranza di invertire la rotta. Uniti possiamo farcela!”, hanno scandito, chiedendo “libertà per gli invisibili” e basta “alle politiche persecutorie nei confronti di chi fugge dalle guerra”. “Abbiamo chiesto anche un incontro al ministro Minniti”, ha fatto fa sapere Aboubakar Soumahoro, del coordinamento Diritti senza Confini.
La manifestazione si è chiusa con le coperte termiche sventolate “in ricordo di quanti muoiono nel Mediterraneo, di chi è costretto a vivere in strada nelle nostre città, di chi è rinchiuso nei lager in Italia e fuori”.
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