Può partire per essere esposto al Louvre di Parigi lo “Studio di proporzioni del corpo umano”, meglio noto come “Uomo Vitruviano” di Leonardo. Il Tribunale amministrativo del Veneto ha respinto infatti oggi il ricorso di Italia Nostra contro l’accordo interministeriale che autorizzava il prestito alla Francia del fragile disegno, custodito in un caveau alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. L’ordinanza è stata emessa dalla seconda sezione del Tar veneto, che ieri mattina si era riunita in camera di consiglio, anticipata dopo la sospensiva d’urgenza di una settimana fa.
Secondo i giudici amministrativi il ricorso “non presenta sufficienti elementi di fondatezza” e il Ministero dei Beni culturali non ha compiuto errori perché è intervenuto “in un momento in cui le attivita’ istruttorie, concernenti l’individuazione dell’opera “oggetto del prestito da parte degli organi competenti, si erano gia’ concluse”.
Come aveva già sostenuto il ministro Dario Franceschini, cioè, il Mibact aveva preso atto dell’ok del direttore dell’Accademia e quindi aveva stipulato il memorandum con la Francia. “L’Amministrazione – si legge nell’ordinanza – ha consentito il prestito sottolineando a supporto della scelta l’eccezionale rilevanza mondiale dell’esposizione, l’aspirazione del Paese a valorizzare al massimo le potenzialita’ del suo patrimonio, il valore di collaborazione e scambio tra Stati espresso nel Memorandum, oltre che il ritorno di immagine e di riconoscibilita’, anche identitaria, delle Gallerie dell’Accademia di Venezia quale depositario di opere di Leonardo, l’implementazione dei rapporti culturali e museali tra le Gallerie dell’Accademia di Venezia ed il Muse’e du Louvre, nonche’ il vantaggio conseguito in forza del prestito per lo scambio con opere di Raffaello Sanzio destinate a una mostra presso le Scuderie del Quirinale, difficilmente fruibili nel territorio nazionale”. In questo senso, il “carattere identitario” della presenza dell’Uomo Vitruviano all’Accademia, che secondo Italia Nostra era di ostacolo alla sua uscita da Venezia, “non è assoluto, e non esclude tassativamente l’opera dal prestito”.
I giudici ricordano poi che “in passato sono state oggetto di prestito all’estero altre opere” tra cui La Tempesta di Giorgione, Visioni dell’aldila’ di Bosch e il disegno di Michelangelo La caduta di Fetonte.
Quanto alle criticità legate alla fragilità del disegno cinquecentesco, si superano con “precise cautele” già indicate sui movimenti, i giorni di esposizione e l’illuminamento limitato, anche sulla distanza ravvicinata tra le esposizioni al pubblico – ce n’è stata una a Venezia dal 17 aprile al 14 luglio scorsi, e quella a Parigi va dal 24 ottobre al 14 dicembre.
Per Franceschini “ora può partire la grande operazione culturale italo-francese delle due mostre su Leonardo a Parigi e Raffaello a Roma”. Ma Italia Nostra non ci sta e parla di sconfitta per la tutela dei beni, e comunque “considera una vittoria aver sollevato con determinazione e coraggio la questione irrisolta da tanti, troppi anni, dei prestiti e dei viaggi delle opere d’arte di inestimabile valore custoditi nei nostri musei”. E se lo storico dell’arte Tomaso Montanari sostiene che la sentenza sia “un caso in cui il potere politico ha deciso estromettendo il sapere scientifico”, il Mibact ribadisce che “l’autorizzazione al prestito ha seguito l’iter previsto dalle norme e non c’è stata alcuna interferenza politica nei confronti degli uffici tecnici”. Vittorio Sgarbi plaude alla sentenza che “restituisce al Sovrintendente Giulio Manieri Elia e al ministro dei beni culturali Franceschini la responsabilità tecnica, giuridica e giurisdizionale di negoziare con il Louvre i prestiti reciproci. Una vittoria per l’Italie e per l’Europa”.
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