di FABIO CAMILLACCI/ Si parla spesso di “progetto” nel calcio. Pochi club, però, riescono a portare a termine il “progetto” pianificato. Tra le eccezioni di una tendenza diffusa c’è l’Unicusano Fondi Calcio, la squadra della ricerca scientifica italiana. Da quando la società pontina, (novembre 2014) è stata rilevata da Stefano Bandecchi, fondatore dell’Università Niccolò Cusano, ha centrato obiettivi importanti in poco tempo. Straordinaria la stagione 2015-16 dell’Unicusano Fondi: vittoria della Coppa Italia Serie D e trionfo nei play off con conseguente promozione in Lega Pro. Quest’anno, la prima esperienza degli universitari nell’ex Serie C si è chiusa con la qualificazione ai play off per la Serie B. Imprese e avventure raccontate in diretta da Radio Cusano Campus, la radio dell’Università Niccolò Cusano: unica radio universitaria italiana che trasmette in FM a Roma e nel Lazio, non solo in streaming attraverso il sito www.tag24.it. La promozione tra i cadetti, stando alle parole del patron Stefano Bandecchi è solo rinviata: il progetto Unicusano Fondi Calcio, infatti, ora prevede il grande salto in B con una squadra formata soltanto da calciatori italiani, così come fatto fino ad oggi. Ma c’è anche un presente straordinario: la squadra di mister Pochesci andrà in ritiro estivo a Norcia per aiutare le popolazioni colpite dal sisma dell’anno scorso. Per parlare di questi ambiziosi e lodevoli progetti, abbiamo incontrato Stefano Bandecchi nella splendida cornice del campus dell’Università Niccolò Cusano a Roma: un campus immerso nel verde.
Bandecchi partiamo dall’attualità: come giudica questa prima esperienza in Lega Pro per la sua squadra che in poco tempo è diventata un modello virtuoso da seguire?
“Dico solo che con una squadra universitaria siamo entrati per la prima volta tra i professionisti e al primo anno siamo andati ai play off; siamo stati battuti solo dal regolamento, visto che siamo andati a giocare su un campo che non dovrebbe essere omologato per la Lega Pro (quello della Virtus Francavilla ndr) perché più piccolo e più stretto e che dunque permette un gioco diverso; 10 squadre in Lega Pro stanno fallendo, 12 non hanno pagato gli stipendi. Qui c’è il rischio che qualcuno, che non ha pagato quanto dovuto, riesca ad arrivare in Serie B e poi con i soldi dei diritti televisivi saldi i debiti. Non gli importa nulla poi dei punti di penalizzazione. Se io faccio una squadra con tutti i calciatori più forti e non li pago, che senso ha? Vendiamo le squadre agli stranieri e non paghiamo gli stipendi”.
E adesso la grande ambizione è portare l’Unicusano Fondi in Serie B con un progetto “made in Italy”?
“L’Università Niccolò Cusano sta realizzando la squadra per continuare il progetto già in moto verso la serie B, questo è l’obiettivo, qualunque sia il girone in cui saremo inseriti il prossimo anno. Confermo che il progetto è, e rimane del tutto italiano sia per quanto riguarda la proprietà che per i calciatori, per rifondare una mentalità nel mondo del calcio. Una mentalità italiana. A mio avviso, mantenere una squadra italiana è semplicemente una scelta oggettiva, parlando di sport e di calcio, perché siamo diventati troppo esterofili”.
In tal modo è sua intenzione rilanciare un circuito virtuoso che possa essere utile anche per l’economia dell’Italia?
“Certamente, ed è con questa semplice e logica mentalità di appartenenza, prima alla Nazione poi alla maglia, che cercheremo di andare in Serie B. E magari un giorno approdare in serie A, battendo queste squadre che giocano contro di noi e che io ritengo nel 90% dei casi “straniere” per proprietà o composizione. Mi scuseranno tutti per questo mio alto senso di patriottismo, e lo dico anche a tutti quegli imprenditori che mettono le bandierine italiane sui loro prodotti. Sono quegli stessi imprenditori che poi nella loro squadra di calcio cercano la vittoria attraverso calciatori che di italiano non hanno mai visto nulla e italiani non sono. Tradiscono quel principio fondamentale che è ‘comprate il mio prodotto perché è italiano’ ma poi daranno i loro soldi a calciatori che di italiano non hanno nulla. Loro, i nuovi Mennea, Bettega o Totti non li cresceranno mai”.
E per ripartire, avete fatto un’altra scelta che vi fa onore…
“Sì, andremo a Norcia, siamo la prima squadra di professionisti ad aver prenotato lì. Bisogna fare qualcosa di concreto per aiutare la popolazione di quel territorio a risollevarsi, le chiacchiere stanno a zero. Tutto quello che diciamo, noi proviamo a farlo”.
L’Unicusano Fondi Calcio, una piccola grande realtà italiana tra tanti broker cinesi e americani. Chapeau.
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