Un episodio di razzismo che non ha precedenti in Italia: a Fermo, nelle Marche, un migrante di origini nigeriane è stato pestato a sangue da un gruppo di teppisti, considerati ultrà della Fermana calcio, ed è morto per aver reagito agli insulti rivolti a sua moglie dagli aggressori. Dopo il pestaggio, inflittogli perché aveva reagito a uno di loro che aveva apostrofato la moglie con l’invettiva “scimmia africana”, l’uomo, Emmanuel Chidi Nambdi, 36 anni, richiedente asilo ospitato da settembre presso il seminario vescovile di Fermo, era finito in coma irreversibile in ospedale. Le sue condizioni erano apparse subito disperate. I sanitari hanno chiesto l’autorizzazione all’espianto degli organi.
“E’ stata una provocazione gratuita e a freddo, ritengo che si tratti dello stesso giro delle bombe davanti alle chiese”, commenta monsignor Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco. Si riferisce agli ordigni piazzati nei mesi scorsi di fronte a edifici di culto di Fermo e annuncia che si costituirà parte civile in quanto presidente della Fondazione Caritas in veritate. Per il giovane nigeriano i sanitari hanno chiesto l’espianto degli organi.
L’episodio è avvenuto in via Veneto, nel centro di Fermo . Le indagini della polizia sono ancora in corso. Emmanule e la sua compagna erano fuggiti in Italia dopo avere perso i familiari in uno degli attentati di Boko Haram ad una chiesa cristiana in NIgeria.
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha telefonato a don Vinicio Albanesi, che aveva conosciuto quando faceva il boy scout.
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