di FABIO CAMILLACCI/ Milan, al peggio non c’è mai fine. E’ così dal gennaio del 2012: era ancora la gloriosa era belusconiana e Galliani, all’epoca amministratore delegato rossonero, fece di tutto per portare Tevez alla corte di Massimiliano Allegri al posto dello spento Pato, allora fidanzato di Barbara Berlusconi. E il Cavaliere, per accontentare la figlia preferì tenere il brasiliano dicendo no all’attaccante argentino che in un secondo momento fece le fortune della Juve. Cuore di papà. Il Milan di Thiago Silva e Zlatan Ibrahimovic era campione d’Italia in carica e si apprestava a vincere il secondo titolo di fila. E invece alla fine il tricolore lo vinse la Juventus di Antonio Conte che inaugurò l’era del dominio bianconero; un dominio che dura ancora oggi. Nell’estate del 2012 poi per motivi di bilancio, Berlusconi fu costretto a cedere al Paris Saint Germain sia Thiago che Ibra. L’inizio della fine. Da quel momento solo disastri rossoneri a suon di esoneri di allenatori. E’ lungo l’elenco delle teste cadute: Allegri (licenziato a inizio 2014), Seedorf, Pippo Inzaghi, Mihajlovic, Brocchi, Montella, Gattuso e ora Giampaolo. Otto, ben otto, allenatori cambiati in 5 anni. Un record. Peraltro, Giampaolo cacciato dopo soli 7 turni di campionato e dopo una vittoria, 2-1 in casa del Genoa sabato scorso. E’ un record anche questo.
Mercoledi 9 ottobre, Stefano Pioli diventerà ufficialmente il nuovo allenatore del Milan, l’ennesimo. Nella serata di martedì il tecnico emiliano ha raggiunto Milano per firmare il contratto che lo legherà ai rossoneri. Tutto questo, dopo che il club ha provato ripetutamente a ingaggiare Luciano Spalletti il quale però non ha trovato l’accordo con l’Inter per la giusta buonuscita (il tecnico di Certaldo infatti è ancora sotto contratto con i nerazzurri dopo l’esonero che ha aperto le porte a Conte). Pioli, ex allenatore di Lazio, Inter e Fiorentina, firmerà un biennale da 1,5 milioni di euro. Il paradosso? I tifosi del Milan, sui social e non solo, sono furiosi per la nuova scelta della società. Non volevano più l’inadeguato Giampaolo, ma, al suo posto avrebbero preferito un tecnico di gran lunga superiore all’allenatore nato a Bellinzona. Uno Spalletti, un Garcia, un Wenger, magari pure un Ranieri. Un’altra mazzata dunque dopo l’umiliazione dell’esclusione dalle Coppe europee per violazione del financial fair-play Uefa.
Milan barzelletta d’Italia con la fine dei fasti firmati Berlusconi. Era il 13 aprile 2017, sembrava l’inizio della rinascita alla luce dei problemi economici del gruppo Fininvest. Ma il passaggio di proprietà dal Cavaliere al parvenu cinese Yonghong Li ha solo aggravato la situazione; anche perchè per rilevare il club, il misterioso cinese chiese aiuto (cioè soldi in prestito) al fondo americano Elliott. L’hedge fund di Paul Singer prestò last minute a Yonghong Li 303 milioni di dollari. Per la precisione, 180 a Li (con un tasso dell’11,5%) e 123 alla società rossonera (con un tasso del 7,7%). Garanzia del buffo? Tutte le azioni milaniste. Così, nel luglio del 2018, Elliott divenne il nuovo proprietario avendo proceduto all’escussione del pegno detenuto per l’inadempimento da parte del cinese “sòla”. Una gestione cinese peraltro devastata dall’incompetenza della coppia Fassone-Mirabelli, il gatto e la volpe. E oggi aggravata dalla confusione che avvolge la coppia Boban-Maldini. In confusione anche il direttore sportivo Massara e soprattutto il presunto super manager greco Gazidis, amministratore delegato che guadagna ben 4 milioni di euro lordi all’anno. Senza dimenticare il presidente Scaroni, uno che nel luglio del 1992, in piena Tangentopoli, fu arrestato con l’accusa di aver pagato tangenti al PSI di Craxi per la centrale elettrica di Brindisi, per conto della Techint di cui era amministratore delegato. Al processo patteggiò la pena, 1 anno e 4 mesi.
I retroscena. Al termine della stagione 2018-2019 Gattuso, stufo del caos societario capitanato dall’altro fenomeno Leonardo, mandò tutti al diavolo e si dimise senza nulla a pretendere. Lasciò parecchi soldi nelle casse rossonere, pretendendo, da autentico signore quale è, solo il pagamento del suo staff. A quel punto, via anche Leonardo (tornato al Psg) e spazio all’inesperta coppia Boban-Maldini. I due decisero di affidare la squadra a Giampaolo, un tecnico provinciale da provincia, non da grandi piazze. Boban si pentì quasi subito, mentre Maldini provò a difendere fin dal primo momento l’allenatore scelto. Pertanto, un amore mai sbocciato quello tra Giampaolo e il Diavolo. Il resto è storia recente. Il capitano della squadra Romagnoli, 20 giorni fa, si presenta ai dirigenti chiedendo di cacciare Giampaolo per richiamare Gattuso. Il figlio di Boban sui social scrive che il problema non sono i calciatori ma il tecnico, e il padre non lo smentisce, nè lo rimprovera per un’uscita fuori luogo. Giampaolo sulla graticola fin dalla prima giornata di campionato e sfiduciato prima ancora di essere esonerato. Assurdi i contatti con Spalletti e Pioli prima del licenziamento ufficiale dell’ex trainer della Samp e dopo la vittoria di Genova contro i rossoblù. Un teatrino che da anni umilia i tifosi rossoneri. E al peggio non c’è mai fine perchè il Fondo americano ha toccato il fondo e continua a scavare. D’altronde, a Elliott non frega nulla dell’aspetto tecnico, interessa solo il bilancio: plusvalenze e cessioni importanti per vendere il club. Elliott non punta a vincere le partite, ma, a trovare un acquirente per liberarsi di questo peso. Povero Diavolo.
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