di SERGIO SIMEONE – Leggendo dell’ammiraglio Rinaldo Veri, prima presentato in pompa magna quale candidato eccellente dei 5 stelle, in virtù del suo curriculum davvero ineccepibile, e poi depennato dopo che si è scoperto che era stato candidato sindaco in precedenti elezioni amministrative con una coalizione di centrosinistra, non ho potuto fare a meno di pensare alla fortuna sfacciata di Paolo di Tarso.
Che cosa c’entra Paolo di Tarso con le vicende elettorali dell’ammiraglio Veri? Ora vi spiego.
Tutti conoscono la straordinaria storia di questo santo: pagano ed ufficiale dell’esercito romano, si sta recando a Damasco per domare una rivolta di cristiani, quando viene folgorato da una luce abbacinante mentre una voce soprannaturale gli ordina di convertirsi al cristianesimo. Lui non solo si converte, ma diviene in poco tempo il primo ed il più grande costruttore della dottrina cristiana. Il suo pensiero e la sua fama si diffondono in tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e lui diventa un faro di sapienza per tutti i cristiani.
Il successo di Paolo dipende, non c’è dubbio, dalla sua grande intelligenza, ma si sa che a volte l’intelligenza non basta se non è assistita da un po’ di fortuna. E qual è stata la fortuna di Paolo? Quella di essere nato dopo il decalogo di Mosè, ma prima del decalogo di Grillo, nella interpretazione di Di Maio e Casaleggio.
Ma voi v’immaginate che cosa sarebbe successo se ci fosse stato a quei tempi il decalogo pentastellato? Al primo tentativo che Paolo avesse fatto di affermare il suo pensiero tra i confratelli, qualche sicofante avrebbe subito fatto conoscere i suoi trascorsi pagani e così tutta la comunità cristiana avrebbe saputo che dietro la faccia da sant’uomo di Paolo si nascondeva in realtà un miscredente. Di conseguenza, ogniqualvolta Paolo si fosse recato nei suoi viaggi di apostolato in Grecia, in Turchia, in Siria, anziché trovare folle di cristiani desiderosi di apprendere la giusta dottrina, avrebbe trovato bande di scugnizzi pronti ad accoglierlo a fischi e pernacchie.
L’ammiraglio Veri non è stato fortunato come Paolo di Tarso. Vorrei però rassicurarlo: può tornare tranquillamente ad Ortona, perché in questa tranquilla cittadina non ci sono scugnizzi.
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