di MARIO MEDORI/ Salto in alto, vanno in frantumi le speranze azzurre. Gimbo Tamberi è il primo degli eliminati: si arrampica con cuore e carattere fino a 2.29, personale stagionale migliorato di un centimetro, ma non basta. Paga a carissimo prezzo i tre errori commessi nel corso della gara (uno a testa a 2.22, 2.26 e allo stesso 2.29), si ritrova tredicesimo (pur a pari misura con sette promossi) e, tra giustificate lacrime, con in mano un pugno di mosche. Ma non gli si può rimproverare nulla. Anzi, considerando le traversie del suo ultimo anno (grave infortunio) c’è solo da applaudirlo.
Splende il sole sui Mondiali di atletica di Londra, ma Gimbo stecca. Lo stadio olimpico, illuminato dal sole, per la prima volta presenta vuoti vistosi. Ma la curva dell’alto è piena ai limiti della capienza. E Gianmarco ci va a nozze: prima di ogni tentativo, come da tradizione, “chiama” il pubblico ritmando l’applauso. E il pubblico, che per lui ha un debole, gli va dietro. La barba piena, la chioma fluente, il tricolore sulla spalla sinistra, una scarpa diversa dall’altra: Gimbo è tirato come una corda di violino. E sembra quello delle migliori occasioni. Ma non può esserlo. Le due operazioni alla caviglia sinistra e le relative rieducazioni dell’ultimo anno, hanno lasciato il segno. Gianmarco Tamberi è fuori dalla finale dell’alto. Il marchigiano delle Fiamme Gialle, fuori dall’Olimpiade di Rio lo scorso anno per il grave infortunio, dopo aver saltato facilmente a 2.17 e aver superato al secondo tentativo 2.22, 2.26 e 2.29 (suo primato stagionale), si è fermato alla misura di 2.31, uscendo dunque dai 12 finalisti.
La delusione di Tamberi. Gianmarco Tamberi, detto Gimbo, al termine della gara è ovviamente amareggiato: “Difficile trovare le note positive per oggi. Non ho più le forze per muovermi perché penso a tutto quello che ho fatto per essere qui. Non riesco a capacitarmi: ho tirato fuori tutto quello che avevo. Ho fatto tanti sacrifici e mi dispiace davvero, ma mi rialzerò perché l’ho sempre fatto. Non ho alcun dubbio di riuscire a tornare al livello che ero, sono sicuro al 100%. Purtroppo dopo l’infortunio sto ballando tra giornate in cui mi stupisco di quello che faccio e giornate in cui non mi stacco da terra: questa era una giornata no”. E’ dunque impietosa l’analisi dell’atleta anconetano; persino troppo severo nonostante il 2.29 che segna il suo primato stagionale. Forza Gimbo, raggio di luce azzurro futuro in un’atletica in cui l’Italia continua a non brillare.
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