di FRANCESCO GALLO (Ansa)/ La prima proiezione stampa di Sangue del mio sangue di Marco Bellocchio, terzo film in gara per l’Italia alla 72/ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, è stata accolta con un breve applauso nella sala Darsena. Il film composto in due parti racconta due vicende nella Bobbio, sua città natale, che si svolgono nel Seicento e nella contemporaneità, protagonisti del film: Roberto Herlitzka Pier Giorgio Bellocchio, Filippo Timi, Alba Rohrwacher, Federica Fracassi, Lidiya Liberman e Fausto Russo Alesi.
Nel titolo, Sangue del mio sangue, di Marco Bellocchio, in corsa oggi per l’Italia alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, c’è già tutto. Ovvero la sintesi e la summa dell’esperienza cinematografica del regista settantacinquenne che mette insieme, in un film coraggioso e volutamente eterogeneo, famiglia, religione, politica, amore, i suoi attori-feticcio e, su tutto, Bobbio, la sua città, le sue origini (il luogo da cui tutto è partito con I pugni in tasca). Il film, che sarà distribuito da 01 dal 9 settembre, è diviso in due parti: la storia di una monaca accusata di stregoneria nella Bobbio del ‘600 e ancora la stessa località, oggi animata da un vampiro, una sorta di cupo massone democristiano che gestisce il malaffare e tiene lontano, con virtù isolazionista, i social, la demoniaca modernità.
Il nesso tra le due storie, girate in tempi diversi e accorpate con un certo azzardo, sta nei personaggi e non solo. Nella prima storia troviamo Federico (Piergiorgio Bellocchio, figlio del regista), un giovane uomo d’armi con una missione: quella di riscattare l’onore del fratello gemello sepolto in terra sconsacrata. Per farlo deve dimostrare, grazie alle prove di Dio dell’inquisizione alla ricerca della firma del diavolo, che Suor Benedetta (Lidiya Liberman) sia davvero dannata. Di fatto anche lui non sarà insensibile al fascino della suora prima che la donna venga murata viva nelle antiche prigioni di Bobbio. Nello stesso luogo, secoli dopo, un Federico (sempre Piergiorgio Bellocchio), sedicente ispettore ministeriale (citazione di Gogol), va a Bobbio con un losco investitore russo che vuole acquistare le carceri per fare un albergo, ma quelle stesse carceri sono abitate ormai da un misterioso Conte vampiro (Roberto Herlitzka, già Aldo Moro per Bellocchio) con tanto di canino cariato. “Il film nasce dalla scoperta casuale delle antiche prigioni di Bobbio e mi ha ispirato la storia di Benedetta, una monaca murata viva nella prigione convento di Santa Chiara, a Bobbio. Mi parve che questa storia dissepolta da un passato così remoto meritasse un ritorno al presente dell’Italia di oggi e più precisamente in un’Italia di paese, Bobbio, che la modernità, la globalizzazione hanno ormai cancellato”, dice Bellocchio nelle sue note di regia.
Lunghi applausi per Anomalisa – Lunghi applausi, secondi solo a quelli di Francofonia di Sokurov, hanno accolto stamani al Festival di Venezia la prima proiezione stampa di Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Johnson, unico film in stop-motion in corsa per il Leone d’Oro. Kaufman, sceneggiatore di Essere John Malkovich, Il Ladro di orchidee e di Se mi lasci ti cancello (Premio Oscar), questa volta mette in scena in stop-motion Michael, venditore di motivazioni, e una sua giornata in un anonimo albergo alla ricerca di avventure e di un senso che possa colmare la sua evidente depressione. Non mancano nel film anche scene di sesso, inedite per questo tipo di animazione.
Il punto – Ma che bisogno c’era di fare una storia normale usando la stop-motion? E’ la prima cosa che ci si chiede vedendo Anomalisa di Charlie Kaufman e Duke Johnson, film di animazione in corsa per il Leone d’Oro al Festival di Venezia e applaudito lungamente stamani alla prima stampa. Ma poi ci si abitua. E si capisce che la storia di questo “oratore motivazionale” di nome Michael che, mentre sprona gli altri svuota inevitabilmente se stesso, è molto più umana fatta da pupazzi. Di nazionalità inglese, Michael (la voce è David Thewlis), arrivato in un albergo di Minneapolis, che non a caso si chiama Hotel Fregoli (riferimento a una sindrome che fa pensare che persone conosciute modifichino il proprio aspetto per non essere riconosciute), cerca tra mille impacci, fraintendimenti e depressioni di trovare un’occasionale compagnia per la notte. Dopo un tentativo fallito con una sua ex che non vede da dieci anni, incontra per caso, proprio nel suo albergo, Lisa (Jennifer Jason Leigh). In un mondo in cui tutto è troppo uguale lei è un’anomalia anche per la sua la voce particolare e per un candore che riesce a trasmettergli la voglia di tornare a vivere. Tra le scene cult del film, un Michael, genitali bene in vista, che fa sesso con Lisa tra mille timidi gemiti di lei. Per dare ancora più senso a questa favola su un’umanità troppo fragile e troppo omologata, Kaufman e Johnson hanno scelto come espediente di dare a quasi tutti i personaggi lo stesso aspetto come la stessa voce di Tom Noonan. Anche la produzione è un’anomalia. Il film nasce infatti da una campagna di fundraising lanciata su Kickstarter da Kaufman, con i produttori Dan Harmon e Dino Stamatopoulos della Starburns Industries. Una campagna che ha raccolto 406.237 dollari in soli sessanta giorni con 5.770 sostenitori, rendendo ‘executive producer’ del film ogni donatore di 10.000 dollari.
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