di FABIO CAMILLACCI/ Mostro di Firenze: all’avvocato Alessio Tranfa e al consulente di parte Paolo Cochi, che rappresentano un parente di una delle vittime, è stato concesso con riserva l’accesso agli atti e ai reperti. Entrambi giustamente alzano le voce e gridano in coro: “La Procura ci dia gli atti, è nostro diritto! La digitalizzazione non può rappresentare una ostativa ad acquisire copia e fare dei riscontri genetici e tecnici. La digitalizzazione già va avanti da anni e chissà quando finirà”. Peraltro, ricordiamo che al regista St
efano Sollima e al suo staff, è stato concesso senza problemi l’accesso agli atti per la realizzazione della serie Netflix “Il Mostro”. Un fatto strano, eppure è un diritto della difesa, i magistrati non posso fare figli e figliastri aprendo le porte alla televisione e sbattendole in faccia a chi ancora piange i propri cari massacrati dal serial killer che insanguinò Firenze e dintorni tra il 1968 e il 1985 compiendo 8 duplici delitti. Intanto, in esclusiva, grazie a Paolo Cochi, regaliamo ai lettori de l’Altroquotidiano delle fotografie inedite relative alla tenda dei due turisti francesi uccisi dal Mostro di Firenze nel settembre del 1985.
La denuncia di Tranfa e Cochi. Il legale e il consulente di parte spiegano: “Per noi è fondamentale avere atti e reperti per il confronto con un sospettato. Da anni sono state fatte richieste specifiche alla Procura di Firenze di avere copia degli atti relativi agli omicidi del Mostro di Firenze, ma nonostante sia un diritto della difesa, non siamo ancora riusciti a entrare in possesso di tutta la documentazione”. Paolo Cochi, che è anche documentarista e scrittore precisa: “Sono quattro anni che vengono chiesti dalla difesa gli atti di indagine, ma non vengono dati salvo che per una parte infinitesimale e assai poco significativa, possiamo dire una goccia nel mare”.
L’ultima sollecitazione dell’avvocato Tranfa è di pochi giorni fa. Lo stesso legale sottolinea: “Ho mandato una richiesta e la Procura di Firenze e mi ha dato l’autorizzazione ad avere i fascicoli relativi al caso di cui siamo interessati, ma all’esito della digitalizzazione ci hanno risposto i pm Giunti e Galeotti come potete vedere nell’atto ufficiale che abbiamo fornito anche a ‘l’Altroquotidiano’ (foto a destra, ndr). La digitalizzazione però non è di per se un fatto impeditivo, non può essere ostacolo al diritto del difensore di acquisire copia degli atti dei procedimenti archiviati. Io ho risposto a questa ‘autorizzazione a futura memoria’ chiedendo quantomeno, nel frattempo, gli atti già digitalizzati. Sono in attesa e confido mi arrivi una risposta entro pochi giorni”.
La pista del cosiddetto “uomo del Mugello”. Per Tranfa e Cochi entrare in possesso della documentazione serve ovviamente per approfondire la loro pista. Una pista finita anche al centro di due memorie difensive, inviate a novembre e gennaio scorsi alla Procura di Firenze: entrambe puntano ad accertamenti su una figura rimasta finora estranea al caso. L’ormai famoso “uomo del Mugello” o “rosso del Mugello” per il colore dei suoi capelli. Un uomo morto qualche anno fa, che pare lavorasse a stretto contatto con la Procura fiorentina e in particolare con l’allora Procuratore Piero Luigi Vigna. Su questa persona c’è un quadro indiziario molto interessante che fa riflettere e su cui sarebbe giusto indagare provando a dare finalmente giustizia alle vittime. Basta con la favola di Pacciani e i “compagni di merende”: semplici capri espiatori per dare in pasto all’opinione pubblica dei colpevoli, non il vero colpevole di 16 omicidi.
Sollima sì, i parenti delle vittime no. In tutto questo, mentre continuano ad aspettare di poter visionare il materiale richiesto, il consulente Cochi e l’avvocato Tranfa sono rimasti sorpresi apprendendo da fonti stampa che una serie tv in produzione e dedicata agli omicidi seriali avvenuti nelle campagne toscane, sarebbe basata proprio su migliaia di pagine di atti: “Sarebbe paradossale se gli atti venissero dati a una società cinematografica e non al difensore. Con le indagini difensive si è sviluppata un’ipotesi abbiamo chiesto approfondimenti in termini documentali su una persona e vogliamo avere gli atti perché si tratta di una persona non entrata nel processo e nelle indagini; per noi avere questa documentazione è fondamentale”. Al prossimo capitolo della lunga storia del Mostro di Firenze.
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