di FABIO CAMILLACCI/ Il Motomondiale 2018 va in archivio con una gara funestata dalla pioggia. E dai flutti di Valencia emerge la sagoma della Ducati di Andrea Dovizioso: il centauro forlivese, da sempre “mago della pioggia”, trionfa nel diluvio del circuito “Ricardo Tormo”. Una corsa in due atti per la bandiera rossa che interrompe una gara a eliminazione a metà dei 27 giri inizialmente previsti. Nella ripartenza, sulla base di 14 passaggi, Dovi detta subito il ritmo con intelligenza e freddezza e alla fine precede un eccellente Alex Rins, in grande ascesa con la Suzuki, e Pol Espargaro, che consegna alla Ktm un fantastico terzo posto: un primo podio, di grande spessore e valore. Ennesima amarezza invece per Valentino Rossi, che finisce nella ghiaia della curva 12 dopo una stratosferica rimonta. Il Dottore, risalito al 2° posto dalla 16° posizione in griglia, sfodera una prestazione che non lascia dubbi sulla sua tempra nonostante 40 anni da compiere il prossimo 16 febbraio, ma deve arrendersi alle insidie di una pista che, nella prima parte, aveva tradito pure il suo compagno di squadra Yamaha Maverick Vinales, scattato dalla pole. La caduta dello spagnolo però consente a Vale di conservare il terzo posto e di chiudere così sul podio del Mondiale, alle spalle del campione del mondo Marquez e di Dovizioso. Al di là di tutto, Rossi è straordinario nel rialzarsi dopo la scivolata e chiudere al 13° posto. Ora, l’intramontabile Dottore può concentrarsi sulla prossima stagione nella speranza di avere una M1 molto più forte di quella avuta quest’anno, per provare a vincere il tanto agognato 10° titolo iridato. Farlo a 40 anni significherebbe frantumare i record di tutti i tempi. Sarebbe veramente epico.
Le tante cadute di Valencia. Vinales e Valentino non sono le sole vittime illustri di una gara resa difficilissima dal meteo. Fanno le spese dell’asfalto pieno d’acqua, anche: Aleix Espargaro, Miller, Petrucci, Luthi, Pol Espargaro e Pirro (caduti ma in grado di ripartire), Marquez, Iannone, Morbidelli, Smith (anche lui ripartito), e Bautista. Molto bravo Pirro, ottimo 4° da wild card (miglior piazzamento in carriera in MotoGP) con la Desmosedici. Mentre, Pedrosa chiude con un 5° posto la sua carriera nel Motomondiale (ma questa è la sua prima stagione priva di successi e vittorie). Nakagami è 6°, mentre Zarco è 7° diventando il miglior pilota indipendente della stagione (battuto il ternano Petrucci). A seguire, troviamo: Smith (8°), Bradl (9°) e Syahrin che però non riesce a superare Franco Morbidelli come “Rookie of the year”. Tornando alle cadute, a Valencia ne è vittima anche Luca Marini, il fratello di Valentino Rossi che nella Moto2 era partito dalla pole.
Moto3, Can Oncu scrive la storia. A 15 anni, 3 mesi e 23 giorni, al suo esordio assoluto nel Motomondiale, il turco ha eguagliato il giapponese Noboru Ueda che vinati se nel 1991 a Suzuka in quella che all’epoca era la classe 125. Oncu ha vinto al debutto, dominando una gara come detto resa difficile dalla pioggia. Il successo nel trofeo KTM gli ha permesso di correre la sua prima gara Mondiale, anche se non ha ancora compiuto 16 anni, età minima per partecipare a un Gran Premio iridato. Una deroga che Oncu ha sfruttato al meglio, entrando di diritto nel libro dei primati del motociclismo come il più giovane vincitore di sempre nella storia della categoria. Un trionfo inaspettato, quanto meritato, costruito fin dalle prove e dalle qualifiche, con il quarto posto sulla griglia di partenza. Poi la partenza, perfetta, un rischio mentre era terzo, il secondo posto conquistato per la caduta di Marco Bezzecchi, il primo per la scivolata di Tony Arbolino, la fuga solitaria, quindi un’ultima, terribile sbandata all’ultimo giro, alla curva sei. Infine, il traguardo e il sorriso. Forse a Valencia è nata una stella, un potenziale Valentino Rossi del futuro.
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