di MARCO VALERIO/ Basta nascondersi: Dovizioso vince anche in Austria, centra il terzo successo stagionale e ora non può più restare defilato nella corsa iridata. Il forlivese centra l’obiettivo dichiarato: porta in orbita la Ducati su una pista in cui era attesa protagonista, chiude davanti a Marquez, piegato all’ultima curva in un duello mozzafiato, e Pedrosa, e mostra ancora una volta straordinarie doti di ‘lettura’ della gara e delle sue variabili. Che in questo caso si chiamavano, tanto per cambiare, gomme. Un maestro nello scegliere la mescola giusta, ma anche sopraffino nel combattimento, quello che era considerato il suo terreno più cedevole. E invece no: Dovi sfodera la spada, sfrutta i cavalli della Ducati, ma piega un mastino come Marquez. Lo fa all’ultimo giro, anzi all’ultima curva dove lo spagnolo fa un attacco dei suoi, ma trova la tenacia dell’italiano ad attenderlo: la linea è un po’ larga, le moto di incrociano ed è il forlivese a spuntarla.
Scintille in pista. La battaglia vista in prova si ripropone in gara, con Marquez contro le Ducati: prima Lorenzo, da un terzo di gara in poi Dovizioso. Cambi di posizioni, marcature strette ed errori in un quadro in cui serve il migliore compromesso fra velocità e tenuta, prestazione pura e logorio delle coperture, fattore determinante di questo mondiale dai valori controversi e mutevoli a seconda dei tracciati. L’Austria non fa eccezione, ripropone la competitività Ducati su questa pista, ma anche il grande spessore di Marquez. Il duello è palpitante, con staccate con il calibro decise dall’audacia dei protagonisti. Si decide nel finale, ultimo giro, dove Dovizioso dà il meglio, portandosì così a -16 dallo spagnolo nel mondiale.
Le retrovie. Nell’ombra di questa battaglia da prime posizioni, troviamo gli altri, a cominciare da Valentino Rossi, che dopo un bello spunto al via (subito 4°) cede terreno e posizioni finendo mestamente 7°, alle spalle pure del compagno Vinales, con la vecchia Yamaha di Zarco davanti, 5°. Il Mondiale per la squadra di Iwata prende così una brutta piega e c’è sempre il caso della moto del 2016 che finisce davanti alla M1 2017.
La corsa, emozione dopo emozione. Il tormentone della scelte delle gomme vede le Ducati di Dovizioso e Lorenzo al via con la morbida al posteriore, mentre tutti gli altri big optano per la dura. Lorenzo è una furia al via e va subito al comando con Rossi già 4° dopo poche curve alle spalle di Marquez e Dovizioso. Jorge detta il ritmo, già 1″ di vantaggio al 2° giro, mentre Vinales, in lotta con Rossi, cede posizioni per un dritto e Petrucci deve abbandonare. Al 7° giro Dovizioso passa 2° con la complicità di un dritto di Marquez, che si riprende la posizione al 10°. Pregevole manovra, con cui si mette negli scarichi di Lorenzo; 8 decimi fra il primo e il quinto (Zarco), gara serrata con battaglie incandescenti: Marquez va davanti (12° giro) dopo un largo di Lorenzo e un bel sorpasso duplice di Dovizioso, mentre dietro Pedrosa e Zarco infilano Rossi, attardato da un errore. Tutti faticano a tenere in linea le moto, Marquez prova l’allungo inseguito dal Dovi, con cui ingaggia una bellissima lotta che per un attimo si allarga anche a Pedrosa. Ma no, è solo Dovi contro Marc, fino alla fine, a quell’ultimo giro che decide. E che resterà nella storia del Motomondiale
Moto2: Morbidelli vede il titolo. E sono sette: Franco Morbidelli corre veloce verso il titolo iridato della Moto2. Con Thomas Luthi terzo, alle spalle di Alex Marquez, Morbidelli aumenta il suo margine in classifica generale di altri nove punti: adesso ne ha 26. Una gara di vantaggio a sette dal termine: non si può certo stare tranquilli, ma il bottino comincia a diventare cospicuo. Anche perché Morbidelli dimostra, GP dopo GP, di essere fortissimo e molto lucido nella gestione del suo vantaggio. Come si è visto anche in Austria: partito subito al comando, Franco ha replicato immediatamente a ogni tentativo di sorpasso prima di Luthi, poi di Marquez, per poi allungare con decisione a due giri dal termine. Altro dettaglio rilevante: quando è salito sul podio, lo ha fatto sempre da vincitore. Come dire: se è a posto, diventa difficilissimo da battere.
Tre azzurri tra i primi cinque. Per come erano andate le prove, avere un solo pilota italiano nei primi tre è perfino riduttivo, ma il quarto posto di Franco Bagnaia è comunque un ottimo risultato, considerando che “Pecco” è al debutto in questa categoria, mentre ci si aspettava un po’ di più da Mattia Pasini, partito dalla pole e quinto al traguardo. Caduto Miguel Oliveira con la KTM: il pilota portoghese, in grande rimonta, è scivolato al 21° giro quando si era ormai riagganciato al gruppetto di testa e sognava addirittura la vittoria. Al di là di tutto, è stata una domenica positiva.
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