di MARCO VALERIO/ Scusate il ritardo. Lorenzo ci mette 24 gare per domare la Ducati, rispondere ai legittimi dubbi sul suo rendimento in rosso e prendersi una piccola rivincita. Tardiva, ma orgogliosa. Il maiorchino sceglie il Mugello per cogliere il primo successo con la Desmosedici, trionfando davanti a Dovizioso e Rossi per la vittoria numero 66 in carriera. Una delle più simboliche: una risposta a quanti muovevano con gioia il pallottoliere delle sue battute a vuoto a Borgo Panigale e una replica a chi ne ha sancito l’addio con la rossa a fine stagione. Jorge torna “martillo”, fa leva sulla rivalsa, si toglie una scimmia dalla spalla e riesce dove Valentino Rossi aveva fallito: ere sportive non comparabili e Desmosedici di ben differente gestibilità, ma chi ne accostava i rispettivi cammini in Ducati forse dovrà correggere un poco il tiro.
Altro acuto del Dottore dopo la pole del sabato. La festa pareva apparecchiata per Valentino Rossi dopo la splendida qualifica, ma la sua gara è stata sofferta: dalla pole è scivolato indietro nelle prime fasi per poi riprendersi gradualmente fino a uno splendido 3° posto dopo aver ingaggiato un gran duello con Iannone e aver messo nel mirino Dovizioso, che nel finale ha rallentato vistosamente. Il podio però è prezioso: fa entrare Valentino, primo a riuscirci nella storia, nella porta dei 5 mila punti in carriera, lo proietta al secondo posto nel mondiale a -23 da Marquez e rinvigorisce di interesse il campionato. Lo spagnolo campione del mondo invece esagera, scivola al 5° giro quando era secondo, non riesce a evitare la ghiaia con uno dei suoi celebri salvataggi e chiude 16° e fuori dai punti.
I colori del Mugello: il rosso prevale sul giallo. Il colore dominante nel Gran Premio d’Italia non è il giallo di Vale, ma il rosso Ducati, con un fantastico uno-due che premia Lorenzo, impeccabile come nei suoi giorni migliori e in testa dalla prima all’ultima curva, e anche Dovizioso: il forlivese si risolleva dalla due battute a vuoto consecutive e si porta a -29 da Marquez anche se nel finale rallenta troppo, mangiandosi tutto il vantaggio su Rossi che gli arriva in scia. Ai piedi del podio le Suzuki, con Iannone 4° e spesso alla ribalta nella lotta e Rins alle sue spalle con una risalita più giudiziosa. Settimo Petrucci, con la livrea Lamborghini della Pramac, dopo che per alcuni frangenti aveva fatto sognare addirittura una tripletta Ducati.
Il GP d’Italia. Lo spunto al via premia Lorenzo, cui si accodano Rossi e Marquez, duro nel passare Petrucci dopo poche curve, Iannone e Dovizioso. Subito out Pedrosa e Miller e subito deciso Marquez a passare Rossi all’inizio del 3° giro. La sua decisione però diventa eccesso quando scivola alla Scarperia-Palagio: stavolta il colpo di reni-ginocchio per risollevare la Honda non gli riesce e finisce, in piega, nella ghiaia e al 18° posto. Al 7° giro Dovizioso passa Rossi per il secondo posto e si mette in caccia di Lorenzo. A un terzo di gara arriva anche Iannone, che ingaggia una bella lotta con Rossi, Petrucci e Rins per il terzo gradino del podio. Cuore e staccate, mentre Lorenzo prende il largo, con le gomme ormai ridotte alle tele fra Rossi e Iannone per il terzo gradino del podio: se lo prenderà Vale per la gioia della parte gialla delle tribune.
Il grande spettacolo del Mugello che inorgoglisce l’Italia macchiato dai soliti beceri. La grave offesa al “Marcziano”, acerrimo rivale di Valentino Rossi. Un’ignobile deriva del tifo “anti” che ormai non conosce più limiti: una lapide con data di morte 3 giugno 2018 e tanto di scheletro. Un vero schifo. Manifestazioni che andrebbero solo censurate e rimosse, unitamente a sanzioni esemplari per gli autori, e da cui la maggioranza civile e appassionata del pubblico del Mugello deve prendere le distanze. Un intervento dall’alto sarebbe solo utile. In certi casi, il ritardo non è ammesso.
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