L’intro da atterraggio extra terrestre lascia spazio a una base techno, poi prende vita la voce limpida di Apparat. Sullo sfondo il visual dei Transforma mescola flash e vetro graffiato, montano violini e violoncelli distorti con i suoni trans dei sintetizzatori. Fino a che tutto sfuma nella nebbia. Così si apre la data romana all’Auditorium Parco della Musica di Soundtrack Live, il nuovo tuor di Apparat, l’artista berlinese rivelazione della musica elettronica nell’ultimo decennio.
Il concerto è un imperdibile viaggio interstellare: i bassi continui uniscono la platea nelle vibrazioni di un volo d’astronave e le atmosfere sci-fi trasportano in un futuro presente grazie a un sound liturgico.
Apparat non è un DJ qualunque. E’ un artista che mira a smuovere i sentimenti e le emozioni. Ma anche i pensieri. I confini della sua musica si aprono continuamente, non esiste una sonorità definita. E così l’impianto visual dei Transforma che, integrato perfettamente con le luci di palco, sperimenta rifrazioni, sfocature, rimandi a un computer di bordo incerto e confuso, come se l’HAL 9000 di 2001 Odissea nello spazio non avesse più la sicurezza delle parole. C’è molto artigianato nello spettacolo: dal lavoro dei Transforma che producono lo sfondo visivo in diretta, ai suoni e agli strumenti tradizionali. La ricerca dell’artista è nel mescolamento continuo, nel ribaltamento delle aspettative, nelle basi industrial che si fondono ai loop alla Nyman, alle atmosfere da Sigur Ros sciolte nelle melodie ossessive di Badalamenti.
Dopo il viaggio ai confini dell’universo, dove le profondità delle viscere si confondono alle nebbie della mente, l’ultimo pezzo da sedici minuti infiamma la platea, cominciando con un chiaro sound IDM. Siamo nel presente, oggi, nel tempo che si fonde nella distorsione totale e le immagini lasciano intravedere squarci del nostro mondo, come se fosse inquadrato dalle telecamere dei bombardieri. Nella bonus track del bis, il visual torna sopra le nuvole per guardare tracce di futuro dentro una sfera galleggiante. E il deejay che riempie i teatri ci lascia con un pizzicato sul violoncello è una voce delicatissima.
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