di FABIO CAMILLACCI/ Partita dai due volti per il terzo turno della fase a gironi di Champions League. Alla fine vincono i più belli, vincono i più bravi: perché il Manchester City di Guardiola, che stende 2-1 il Napoli, incanta e concretizza per un tempo e resta in piedi anche quando c’è da soffrire, nella seconda parte della gara, controllando come fanno le grandi squadre. In particolare, la prima mezz’ora di gioco è il trionfo del “guardiolismo”. Pep Guardiola batte Maurizio Sarri nel primo round del gruppo: il gap c’è ma la ripresa degli azzurri fa ben sperare per il cammino in questa Champions.
Citizens show. Il primo tempo del City è stellare, praticamente perfetto. Ci sono i gol, solo due grazie a episodi in cui la fortuna aiuta gli azzurri, e portano la firma di Sterling (che piazza di sinistro al 9’ dopo una respinta corta di Koulibaly su tocco di Walker, discesa di Silva a sinistra) e Gabriel Jesus (tocco facile al 13’ su cross basso di De Bruyne da destra). Ci sono come detto anche altre clamorose occasioni per i padroni di casa: la traversa di De Bruyne al 25’ è spaventosa, il salvataggio sulla linea di Koulibaly su Jesus tre minuti dopo è miracoloso. E c’è soprattutto il gioco di Guardiola, col pallone a viaggiare solo sui binari britannici: il possesso palla del primo quarto d’ora, per dire, è un 76%-24% che si commenta da solo. Nell’altra partita del raggruppamento, pesante vittoria dello Shakhtar Donetsk per 2-1 a Rotterdam in casa del Feyenoord. Al termine del mini-girone di andata la classifica recita: Manchester City primo a punteggio pieno con 9 punti, Shakhtar Donetsk 6, Napoli 3, Feyenoord ancora a zero. Dopo questa sconfitta si complica il cammino del Napoli, anche se gli azzurri nelle restanti 3 gare hanno i mezzi per fare i punti che servono per arrivare secondi nel girone e volare agli ottavi.
Napoli, dischetto agrodolce. Il Napoli che esce dagli spogliatoi dopo l’intervallo è un’altra cosa, ma era difficile fare peggio. Tanto basso e in difficoltà sulle fasce nel primo tempo (Silva e Sané fanno quello che vogliono dalle parti di Hysaj), quanto aggressivo, ordinato e ricaricato di idee nel secondo tempo (Allan, entrato per l’infortunato Insigne, aggiunge sostanza e lucidità in mezzo al campo). La differenza per la banda Sarri, alla fine, la fanno i calci di rigore: Mertens tradisce facendosi intercettare il primo tiro dagli 11 metri al 38’, Diawara non sbaglia il secondo rigore al 28’ della ripresa. Tra i due penalty c’è un abisso: il primo è un jolly calato dal cielo (il belga arriva sul dischetto con i suoi che non hanno mai tentato un tiro), il secondo un “premio” all’anima ritrovata nella ripresa. Ma non basta ancora per raggiungere la creatura di Pep, più matura e pronta per recitare un ruolo da protagonista in Champions: la bellezza abita a Manchester, almeno per adesso. Il Napoli c’è anche in Europa ma non può permettersi pause o blauckout lunghi in partita: deve restare concentrato e giocare a mille all’ora per 90 minuti più recupero. Questo è il bello e il brutto del gioco di Sarri.
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