di FABIO CAMILLACCI/ Napoli, è sempre più caos. Dopo la sconfitta interna contro il Bologna, ennesimo passo falso di una stagione cominciata nel peggiore dei modi (Champions a parte), da mercoledi pomeriggio i calciatori azzurri sono in ritiro. Stavolta la decisione è stata di Ancelotti e non del disastroso Aurelio De Laurentiis; e così i giocatori hanno accettato. Poco dopo l’ora di pranzo, la squadra si è ritrovata al centro sportivo per la seduta di allenamento, prima di trasferirsi nell’hotel adiacente i campi di allenamento per cominciare la clausura in vista della trasferta di Udine in programma alle 18 di sabato 7 dicembre e valida per la 15° giornata di campionato. A oggi, questa è forse l’ultima possibilità per Carlo Ancelotti di rimettere insieme i cocci e provare a ricompattare un gruppo ormai sfaldato, allo sbando e in continua guerra con ADL. Il quarto posto che vale la partecipazione alla prossima Champions League è lontano 8 punti: il Napoli non può più sbagliare.
I tempi del ritiro. È molto probabile che i calciatori partenopei restino in ritiro fino a dopo la gara col Genk prevista al San Paolo martedì 10 alle 19. Si tratta dell’ultima giornata della fase a gironi di Champions e al Napoli basterà un pareggio contro i modesti belgi per accedere agli ottavi di finale. Intanto, l’allenatore Carlo Ancelotti analizzando il momento nero smentisce le voci di divergenze tra area tecnica e squadra dicendo: “Ho un’ottima relazione con i giocatori, nessuno mi ha mai mancato di rispetto: forse devo essere più duro”. La realtà è che De Laurentiis si è stancato di Ancelotti (l’idillio tra i due si è rotto da tempo per motivi oscuri) e vorrebbe cacciare il tecnico di Reggiolo per sostituirlo con Gattuso o Spalletti. Lo frena soltanto l’alto ingaggio di Carletto; quindi, al produttore cinematografico non resta che auspicare le dimissioni di Ancelotti. Separati in casa.
Un giocattolo sfasciato dal patron. Errare è umano, ma perseverare è diabolico. ADL ha commesso errori su errori e continua a sbagliare: dalle critiche pubbliche rivolte ai calciatori in scadenza di contratto, al ritiro annunciato solo attraverso i microfoni della radio ufficiale del Napoli: Kiss Kiss Network. Dalle pesanti multe comminate alla vigilia di Liverpool-Napoli ai giocatori per aver disertato il ritiro ordinato dalla società (un fatto senza precedenti a questi livelli), alla palese rottura con l’allenatore che pare non avere più il controllo dello spogliatoio. Il problema è a monte: De Laurentiis è stato spesso elogiato per aver confermato l’ossatura base della squadra (tranne alcune cessioni eccellenti che hanno fatto plusvalenze), cercando di potenziarla anno dopo anno con qualche innesto importante.
E invece, è mancato proprio il rinnovamento dopo l’era Sarri in cui il Napoli fu capace di far tremare la Juventus padrona nella corsa allo scudetto. Un gruppo di calciatori, quando per tanti anni è fondato sugli stessi interpreti, alla fine perde gli stimoli e si frantuma. Soprattutto se perde il punto di riferimento rappresentato da un allenatore come Sarri che all’ombra del Vesuvio ha fatto la storia pur non vincendo nulla. Il grande errore di ADL è stato pensare che basta un “top manager” in panchina per fare il salto di qualità e vincere. Però, se al “top manager” gestore che non insegna calcio come Sarri, non dai “top player” o comunque calciatori di livello, è difficile arrivare a dama; anzi, ottieni l’effetto contrario. D’altronde, il pesce puzza sempre dalla testa e se il Napoli sta così è soprattutto colpa di De Laurentiis, al quale nessuno potrà mai togliere il merito di aver portato il Napoli dalla Serie C alla Champions. Questo però non giustifica i recenti disastri di gestione. Napolveriera.
Commenta per primo