Le bandiere arcobaleno e i tricolori dell’Anpi, Raffaella Carrà e ‘Bella Ciao’, i trasgressivi animatori del Muccassassina accanto alla novantenne partigiana Tina Costa. E poi la folla, giovani e meno giovani, coppie di tutti gli orientamenti, passeggini, cani e bambini, i camion con la loro musica. E’ un Roma Pride, quello che ha sfilato questo pomeriggio per le vie della Capitale, di gioia, di orgoglio, ma anche di rabbia. Anzi di ‘resistenza’. Non è piaciuto, al mondo Lgbt, l’esordio del governo giallo-verde con le discusse dichiarazioni del ministro della Famiglia Lorenzo Fontana sulle famiglie arcobaleno. Non piace il profilo politico del ministro dell’Interno Matteo Salvini. Dal carro di testa – non casualmente con lo slogan ‘Brigata Arcobaleno, la liberazione continua‘ – sono contro di loro gli strali più acuti. “Siamo mezzo milione – afferma il portavoce Sebastiano Secci – ma nell’Italia nel 2018 è ancora in dubbio la nostra esistenza. Se i partigiani sono oggi con noi, vuol dire che siamo dalla parte giusta della storia”.
La partigiana Costa si arrampica sul camion e ottiene ovazioni: “Bisogna dirlo ai nuovi governanti – grida – che vogliono rinchiuderci ancora nei ghetti e nei forni. Vogliamo giustizia contro ogni fascismo. La libertà non si cancella e non si ruba”. In piazza il mondo politico e delle parti sociali condivide le stesse preoccupazioni: “Le dichiarazioni di Fontana non sono rincuoranti” dice la segretaria della Cgil Susanna Camusso, mentre per la leader radicale Emma Bonino bisogna “reagire” a un clima “di chiusura, che rimanda a realtà illiberali”. Ci sono anche gli enti locali: la Regione, con il governatore Pd Nicola Zingaretti (“Chi ha il potere deve rassicurare che il rispetto per gli altri non sia fittizio ma reale”); per il Comune pentastellato c’è, in fascia tricolore, il vicesindaco Luca Bergamo: “L’omofobia è un fatto, e allora ci mettiamo la faccia. Arretramento dei diritti dopo le parole di Fontana? Non mi pare”. Non c’è la sindaca Virginia Raggi: è fuori Roma, spiega Bergamo. Ma il popolo del Pride prima la punzecchia (“Virginia dove sei?”), poi, nei comizi finali, le indirizza anche dei fischi. (servizio Ansa)
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