Oltre centomila persone a Roma hanno risposto oggi all’appuntamento, promosso dalla coalizione Europe for peace, contro l’aggressione russa in Ucraina, ma a sostegno del raggiungimento di una pace che ponga fine alle stragi, alle distruzioni, ai bombardamenti che stanno devastando l’Ucraina, a sostegno delle parole e dei tentativi di Papa Francesco per l’avvio urgente di trattative tra aggrediti e aggressori perché abbia fine questa assurda guerra. L’appuntamento romano era per le 12 in piazza della Repubblica per poi raggiungere piazza San Giovanni in Laterano, dove alle 14,45 dal palco è stata letta la piattaforma della manifestazione e poi la «Lettera a chi manifesta per la pace» del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei. Dalle 15 in poi si sono succeduti gli interventi di rappresentanti delle principali organizzazioni promotrici, inframezzati da testimonianze tematiche: le vittime civili di guerra, gli attivisti per la pace ucraini, i disertori russi, il disarmo nucleare.
La piattaforma programmatica della mobilitazione era racchiusa in questo slogan: «Cessate il fuoco subito, negoziato per la pace, al bando tutte le armi nucleari, solidarietà con il popolo ucraino e con le vittime di tutte le guerre». «Condanniamo l’aggressore rispettiamo la resistenza ucraina, ci impegniamo ad aiutare, sostenere, soccorrere il popolo ucraino, siamo a fianco delle vittime e con chi rifiuta la logica della guerra e sceglie la nonviolenza». Questo obiettivo si ispira al messaggio che sta affannosamente rilanciando da mesi, inascoltato, Papa Giovanni, il quale va ripetendo che questa guerra va fermata subito perché occorre porre fine alle sofferenze, ai disastri e ai lutti del popolo ucraino e ai rischi che il mondo sta correndo di un estendersi della guerra – avviata il 24 febbraio scorso dalla Russia contro l’Ucraina – a tutta l’Europa e a larga parte del mondo. Perciò – come sostiene il Pontefice – l’Italia, l’Unione Europea e gli stati membri, le Nazioni Unite devono assumersi la responsabilità di un negoziato che metta in campo tutte le risorse e i mezzi della diplomazia al fine di far prevalere il rispetto del diritto internazionale. E al tempo stesso si arrivi ad una «Conferenza Internazionale per la pace», che abbia come obiettavo irrinunciabile l’eliminazione del ricorso alle armi nucleari, riducendo, al contrario, la spesa militare in favore di investimenti per combattere le povertà e di finanziamenti per l’economia disarmata, per la transizione ecologica, per il lavoro dignitoso.
Hanno aderito a questa iniziativa nazionale di Roma le principali reti del movimento per la pace – Rete italiana pace e disarmo, Campagna Sbilanciamoci!, AOI (Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale), #StopTheWarNow, circa 600 realtà della società civile, associazioni, movimenti, sindacati, gruppi locali, organizzazioni confessionali – espressione di culture diverse, dal mondo laico a quello religioso, cattolico, ma anche valdese, oltre che musulmano e buddista. Solo per citarne alcune: Acli, Arci, Anpi, Agesci, Altromercato, Beati i costruttori di pace, Focsiv, Libera, Link2007, Legambiente, Opal, Pax Chisti, Action Aid, Antigone, Capodarco, Fondazione Finanza Etica, Legambiente, Wwf, Greenpeace, Associazione Papa Giovanni XXIII, Comunità di Sant’Egidio, Marcia Perugia Assisi, Pro Civitate Cristiana, Emergency, Cgil, Cisl, Uil. Dal palco di Piazza San Giovanni non ci sono stati quindi interventi di esponenti di partito. Gli organizzatori infatti avevano anche invitato a non portare bandiere e striscioni di partito perché occorreva far in modo che chiunque si riconoscesse nella piattaforma programmatica della manifestazionepotesse trovarsi a proprio agio.
Numerose sono state le adesioni di singoli esponenti politici, ma anche di partiti. Adesioni formali sono state inviate da Alleanza Verdi Sinistra, Articolo Uno, Partito Democratico, Movimento 5 stelle, oltre che da Socialdemocrazia SD, Partito del Sud-Meridionalisti Progressisti, Movimento Politico Libertas, Coordinamento 2050. Ha aderito anche un gruppo di 17 eurodeputati di diversi gruppi politici guidati da Pierfrancesco Majorino del Pd. A tutti i politici i promotori è stata chiesta «coerenza per il futuro»: al di là delle scelte operate nei mesi scorsi, chi ora sottoscrive la piattaforma per il cessate il fuoco, il negoziato internazionale e il bando delle armi nucleari deve impegnarsi ad agire politicamente per perseguire questi obiettivi condivisi.
Dal modesto raduno svoltosi a Milano per iniziativa del duo “centrista” Calenda-Renzi, sono invece partiti invece solo insulti e invettive all’indirizzo degli organizzatori e dei partecipanti della manifestazione di Roma, puntando il mirino in particolare contro il presidente del Movimento Cinquestelle, Giuseppe Conte, e contro il segretario del Pd, Enrico Letta, dimostrando che la loro iniziativa milanese aveva solo questo scopo, servendosi di uno squallido brandello di invettive.
Altre iniziative. Un appello articolato in sei proposte, «punti di partenza realistici e credibili per un cessate il fuoco», era stato lanciato il 18 ottobre da 11 intellettuali di diversa estrazione culturale: Antonio Baldassarre, Pietrangelo Buttafuoco, Massimo Cacciari, Franco Cardini, Agostino Carrino, Francesca Izzo, Mauro Magatti, Eugenio Mazzarella, Giuseppe Vacca, Marcello Veneziani, Stefano Zamagni. Un altro appello per la pace era arrivato il 28 ottobre da un nutrito gruppo di donne docenti, intellettuali, giornaliste, politiche e manager che ritengono «necessario e urgente il coinvolgimento di leader donne, con esperienza negoziale, capaci di “imporre” le ragioni di un cessate il fuoco». Le firmatarie di rivolgono perciò anche «alla prima italiana presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, alle presidenti del Parlamento europeo Roberta Metsola, e della Commissione europea Ursula von der Leyen e alle 31 premier e presidenti in tutto il mondo».
Commenta per primo