Il Nobel per la Fisica 2015 è stato assegnato al giapponese Takaaki Kajita e al canadese Arthur B. McDonald per le scoperte relative alle particelle più sfuggenti dell’universo, i neutrini. I due fisici hanno permesso per la prima volta di stabilire che i neutrini hanno una massa. Takaaki Kajita ha scoperto che i neutrini presenti nell’atmosfera cambiavano identità nell’esperimento Super-Kamiokande, dell’università di Tokyi. Nel frattempo, in Canada, Arthur B. McDonald dimostrava che i neutrini provenienti dal Sole non scomparivano nel percorso verso la Terra, ma assumevano un’identità diversa con l’esperimento Sudbury Neutrino Observatory Collaboration
Testimoni della “metamorfosi” neutrini. Takaaki Kajita e Arthur B. McDonald hanno dato un contributo chiave alla comprensione della “metaformofosi” dei neutrini. E’ il processo secondo il quale ognuno dei tre tipi di neutrini esistenti in natura riesce a cambiare la sua identità, assumendo quella di uno degli altri “membri” della famiglia. Per il Comitato Nobel questa scoperta ha aperto la strada ad una nuova immagine dell’universo.
Chi sono Kajita e Campbell. Il giapponese Takaaki Kajita, 56 anni, è nato nel 1959 a Higashimatsuyama ed ha sempre lavorato nell’università di Tokyo, dove attualmente dirige l’Istituto per le ricerche sui raggi cosmici. Arthur B. McDonald, 76 anni, è nato nel 1943 a Sydney, Canada. Ha studiato nel Californa Institute of Technology (Caltech) e oggi è professore emerito della canadese Queen’s University.
I neutrini, spia dei misteri dell’ universo. Per il presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Fernando Ferroni, ”queste particelle misteriose sono strutturalmente diverse da tutte le altre particelle che conosciamo e potrebbero essere la porta su una nuova fisica”. I neutrini, con il loro comportamento bizzarro studiato da vicino anche in Italia, potrebbero aiutare a comprendere gli aspetti più misteriosi dell’universo. Kajita e McDonald hanno avuto un ruolo di primo piano nel dimostrare la capacità dei neutrini di trasformarsi da un tipo in un altro e che hanno quindi una massa. ”Con questo – ha rilevato ancora Ferroni – Kajita e McDonald hanno portato alla luce l’unico neo del Modello Standard”, la teoria di riferimento della fisica contemporanea secondo la quale i neutrini non hanno una massa. I due Nobel hanno quindi stabilito una pietra miliare nella storia delle ricerche sui neutrini. Le trasformazioni di queste particelle sono state osservate successivamente in molti altri esperimenti. Tra questi “Opera” e “Borexino”, che sono stati condotti in Italia, nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn. ”L’Italia – ha osservato Ferroni – è ben presente nella storia dei neutrini”.
La curiosità. A rendere ancora più avvincente e complessa la storia delle ricerche sui neutrini c’è anche l’ipotesi formulata dal più misterioso dei ragazzi di via Panisperna, Ettore Majorana. L’ipotesi sostiene che il neutrino ed il suo corrispondente nell’antimateria (l’antineutrino) sarebbero la stessa particella. Il mondo dei fisici è diviso in proposito perché secondo alcuni neutrino e antineutrino sarebbero invece due particelle distinte. La risposta definitiva potrebbe arrivare dall’Italia, con l’esperimento “Cuore” in corso nei Laboratori del Gran Sasso.
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