Il presidente della Colombia, Juan Manuel Santos, è stato insignito del premio Nobel per la Pace, per aver raggiunto l’obiettivo di mettere fine, dopo circa quattro anni di difficili colloqui a Cuba, a una guerra lunga oltre 50 anni, che ha fatto 220mila morti e sei milioni di profughi, con le Farc (Forze armate rivoluzionarie di Colombia), accordo firmato il 24 agosto a l’Avana. “Continuerò – ha detto – a ricercare la pace fino all’ultimo minuto del mio mandato perché questo è il cammino da seguire per lasciare un paese migliore ai nostri bambini”.
65 anni, cresciuto in una famiglia dell’alta società di Bogotà, ha studiato alla London School of Economics e ha iniziato la sua carriera come giornalista. Durante la sua carriera da reporter, ha vinto il premio del Re di Spagna per le sue cronache sulla rivoluzione sandinista in Nicaragua. Membro dle Partito liberale colombiano, è stato ministro per il Commercio Estero, delle Finanze e della Difesa. Nel 2005 è stato tra i fondatori del Partito della U, guidato dal suo predecessore Alvaro Uribe rimanendo a capo di questa organizzazione fino al luglio del 2006, quando è stato nominato ministro della Difesa. In tale veste ha condotto una vera e propria crociata contro le Farc con l’obiettivo di indebolire il movimento e costringerlo a negoziare. Insomma, da politico di “estremo centro” – come ama definirsi – aveva “fatto la guerra per inseguire la pace”, secondo l’opinione più diffusa degli analisti.
Alla guida dalle forze armate colombiane fino al 2009, ha inflitto pesanti colpi alle Farc. Sotto la sua guida l’esercito ha ucciso il comandante Raul Reyes ed è riuscito a liberare Ingrid Betancourt, rapita dai guerriglieri nel febbraio 2002. Nel momento in cui ha fatto il suo ingresso al palazzo presidenziale Casa de Narino, nel 2010, dunque, la guerriglia colombiana era già da tempo il suo nemico numero uno.
Ammiratore di Winston Churchill, Franklin D. Roosevelt e Nelson Mandela, lettore vorace e appassionato di cinema, Santos ha sempre detto che la sua forza ha la sua origine nella sua famiglia, fondata nel 1988 con Maria Clemencia Rodriguez, soprannominata “Tutina” e madre dei loro tre figli.
Quest’anno in lizza per il Premio Nobel per la Pace c’erano oltre 300 nomi (tra i quali papa Francesco), ma la presidente ha assicurato che “non è stato più difficile del solito” far cadere la scelta su uno: “Molte candidature erano ottime, ma abbiamo un procedimento di scelta ormai consolidato”.
“Speriamo che questo premia dia nuovo impulso al processo di pace”. Così l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Zeid Ra’ad al Hussein, ha commentato il conferimento del Nobel per la Pace al presidente colombiano, Juan Manuel Santos.
Ingrid Betancourt, rapita dai guerriglieri nel febbraio 2002, ha commentato l’assegnazione del nobel a Santos: “sono molto ottimista per il futuro, con questo premio si annientano le forze oscure che volevano far affondare il progetto di pace con le Farc”.
“Congratulazioni a Santos, presidente della Colombia, per il premio Nobel per la Pace. Molto meritato per il suo grande coraggio e il suo impegno nella pace”. Lo ha scritto su Twitter il presidente del Parlamento Ue, Martin Schulz. “Il mio rispetto – ha scritto ancora – va alla reazione calma e serena avuta da Santos dopo il risultato del referendum (che ha bocciato l’accordo di pace con le Farc, ndr) e per la sua totale dedizione per raggiungere un accordo”.
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