Importante questa visita di Putin in Italia. Sia per l’occasione dell’Expo di Milano, sia per gli incontri realizzati oltre che con il Presidente Renzi, soprattutto con Papa Francesco e poi con il Presidente Mattarella. Scontato, e per certi versi patetico, il saluto di Berlusconi alla partenza da Fiumicino, con grande pacche di antica amicizia e due bottiglioni di spumante, dono del Cavaliere. Putin di buon grado se li è fatti portare a bordo ben sapendo che potranno alleggerire il clima non facile dei problemi che l’attendono a Mosca. La visita più importante del capo russo è stata quella nei palazzi pontifici, dove ad attenderlo pazientemente c’era Papa Francesco.
L’autorevolezza e la credibilità di questo Papa è ormai una certezza. Si tratti del Medio-Oriente o dei Balcani, dell’Ucraina o dei terroristi dell’Isis, dei migranti del Mediterraneo o dei nuovi martiri cristiani, in ciascuna occasione, la voce del Papa è importante e fondamentale, perché mette in luce con chiarezza le responsabilità di ciascuno e l’invito pressante a svolgere un’azione di dialogo e di pace. In particolare è stata l’Ucraina la crisi di cui si sono occupati il Papa e il leader russo: neppure corridoi umanitari per soccorrere i feriti ed i rifugiati in fuga, è stato finora possibile realizzare. L’appello del Papa è stato particolarmente pressante, perché chiama in questione cattolici e ortodossi dell’uno e dell’altro fronte, rapporti che stanno migliorando e sui quali Papa Francesco fa affidamento per una possibile apertura di Mosca ad una sua visita nei territori ex sovietici.
La cosa interessante, non avendo ovviamente partecipato ai colloqui personali, mi è parsa la durata dell’incontro conclusosi con un amichevole saluto finale. Putin in particolare, nel ringraziare per il medaglione “molto gradito” donatogli con la rappresentazione dell’Angelo della Pace, si è augurato di potere incontrare il Papa ancora.
Nell’incontro con Renzi il centrale è stato il rispetto degli accordi di Minsk per l’Ucraina, che ciascuno considera inapplicati per motivi opposti . Con grande pragmatismo Putin ha insistito sui danni rilevanti anche per l’economia e per le imprese italiane, argomento che ovviamente Obama a subito provveduto a contestare dal punto di vista dei propri interessi. E finché su questo problema l’Italia e l’Europa rimangono agganciati passivamente al carro Usa non c’è via d’uscita.
Peccato che non ci sia stata la tradizionale visita al Campidoglio, ma non si poteva, forse anche da un punto di vista fisico, fare giungere sul piazzale di Marco Aurelio il nuovo zar di Mosca. Anche lui ha problemi di corruzione e di intrallazzi e, ancora peggio, le morti di alcuni giornalisti “scomodi”. Non basta compiacersi tristemente che “tutto il mondo è paese” perché il grado di corruzione e di disgusto che vicende come quelle romane provocano, rappresentano un tarlo distruttore della democrazia.
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