“Fuori i partiti dalla Rai…”, disse Renzi. Ma omise la seconda parte dello slogan: “Dentro il governo”. Il suo, naturalmente. E le nuove nomine dei direttorii rete che l’amministratore delegato Campo Dall’Orto (da lui nominato) presenterà domani al Consiglio di amministrazione (sulla cui composizione è meglio stendere un velo pietoso) lo confermano: ad eccezione di Rai1, assegnata ad Andrea Fabiano, attuale vice direttore di Giancarlo Leone, si aprono le porte ad esterni, con la mortificazione delle professionalità interne cioè dei 11mila dipendenti che lavorano per l’emittente pubblica. Infatti per Rai2 è stata scelta Ilaria Dallatana, che lavorava a Mediaset con Gori, diventato spindoctor di Renzi e poi sindaco Pd di Bergamo. Per Rai3 è stata scelta Daria Bignardi, che conduceva “Le invasioni barbariche” su La7 non nascondendo le sue simpatie per il capo del governo. Altre nomine: Angelo Teodoli per Rai4 e Gabriele Romagnoli (giornalista di Repubblica) per RaiSport . Unica novità: per la prima volta le direzioni di rete affidate a due donne.
Campo Dall’Orto ha spiegato che la logica delle nomine sta nel fatto che “la somma di ogni singolo pezzo del servizio pubblico deve far sì che ogni cittadino si senta rappresentato”. Una sorta di nuovo “manuale Cencelli”.
Il dg ha anche risposto a una domanda del Movimento Cinque stelle sul perché del mancato utilizzo del job posting per le nomine. “Il job posting lo usiamo quando è possibile – ha spiegato il dg – è un metodo molto utile per gli spostamenti interni. Lo stiamo usando ad esempio per le redazioni di Palermo e Firenze. Se si accede al mercato esterno invece, persone già impegnate altrove si troverebbero in difficoltà a proporsi per un’altra azienda” .
L’Usigrai (sindacato dei giornalisti Rai) commenta così il ventaglio di proposte avanzate da Antonio Campo Dall’Orto: “Nei fatti una sonora sfiducia e delegittimazione di tutti i dipendenti della Rai. Se fossero veri i nomi anticipati dalle agenzie che domani saranno proposti dal dg al consiglio di amministrazione, saremmo di fronte a un fatto grave”. “Salvo l’eccezione di Rai1, l’ennesima infornata di esterni. Evidentemente – avverte l’Usigrai – il dg ritiene che tra gli 11 mila dipendenti non ci sono professionisti in grado di assumere ruoli di rilievo. Si dà corpo così al pregiudizio che l’Usigrai ha denunciato da subito, nei confronti di tutti coloro che in questi anni hanno lavorato per il servizio pubblico, assicurando – vogliamo ricordarlo – il primato alla Rai in termini di ascolto e credibilità”.
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