Quattro persone sono state fermate stamattina all’alba nella 18° circoscrizione di Parigi e nella vicina banlieue di Saint-Denis. Erano sospettati di voler compiere un attentato “imminente” nella capitale. I quattro sospetti terroristi a Parigi sono attualmente in stato di fermo. Si tratta di tre uomini e una donna. Due sono fratelli francesi di origine turca, Aytac e Ercan B. Il terzo, Youssef E., è un francese islamico radicale già noto ai servizi antiterrorismo. La donna fermata sarebbe la compagna di quest’ultimo. Il francese, 28 anni, fu arrestato nel 2014 quando stava per partire per la Siria e unirsi alla jihad. Condannato a 5 anni, si era visto commutare la pena in arresti domiciliari l’anno scorso.
Caccia all’uomo in Belgio. Due persone sono state fermate e rilasciate nel pomeriggio a Bruxelles, ma i due terroristi scappati dopo la sparatoria di ieri a Forest, sono ancora in fuga. Una bandiera dell’Isis è stata ritrovata dentro l’appartamento da cui è partita ieri a Bruxelles la sparatoria contro la polizia. Trovati anche 11 caricatori per kalashnikov e munizioni. I due arrestati sono fratelli, già conosciuti dalle forze di polizia belga. Non è ancora stato determinato il legame tra i due che erano stati fermati e le due persone in fuga dall’appartamento della sparatoria di rue Dries a Forest. Alcuni media belgi avevano riportato in mattinata un identikit di un uomo sui 25-28 anni, di origine nordafricana, carnagione olivastra, grandi occhiali, capelli corti, sopracciglia folte, magro e alto 1,85 metri, labbra affilate, naso grosso, con un cappellino bianco, e girato a tutte le polizie del Belgio. Ma l’immagine del sospetto coinvolto nella sparatoria non è stata finora diffusa pubblicamente né confermata dalla Procura federale.
I fatti di Bruxelles del giorno 15
(di Lucia Sali/Ansa)
Un sospetto terrorista morto che non è Salah Abdeslam, forse altri due in fuga, quattro poliziotti feriti e un altro quartiere della capitale d’Europa bloccato. A quattro mesi dagli attacchi di Parigi, Bruxelles ripiomba nella paura. Questa volta però a colpire sono state le forze di polizia belghe e francesi, proprio nell’ambito delle indagini sul massacro del 13 novembre, con una perquisizione del quartiere di Forest. Dove alla rue du Dries hanno suonato, questa volta, alla porta ‘giusta’. Era partita come una delle numerose altre operazioni di routine condotte sin dall’indomani degli attentati di Parigi, sulle tracce del ricercato n.1 Salah Abdeslam nonché delle menti e basisti del venerdì nero della capitale francese. Da dopo gli attacchi, Bruxelles e Parigi hanno deciso di unire le forze e di collaborare nelle indagini per snidare i jihadisti, e da diverso tempo stanno compiendo operazioni congiunte. Questa volta erano sulle tracce delle false identità utilizzate dal gruppo di terroristi per preparare gli attacchi, seguendo la pista delle conoscenze di alcuni degli 11 arrestati in Belgio, di cui almeno uno, un amico del kamikaze dello Stade de France, Bilal Hadfi, legato proprio a Forest.
Le forze di polizia hanno suonato nel primo pomeriggio, verso le 15, alla porta di un appartamento in rue du Dries, che in teoria doveva essere vuoto. Immediatamente partono, attraverso la porta chiusa, colpi di arma da fuoco che feriscono tre poliziotti. Alle 15.20 altra raffica di colpi, e un quarto ferito, più grave. Almeno una persona si dà alla fuga attraverso i tetti, per nascondersi in un terreno abbandonato poco distante dove viene inviato in ricognizione un cane con videocamera, subito obbligato a ripiegare sotto i colpi d’arma da fuoco.
Scatta intanto il perimetro di sicurezza nel quartiere, che terrà in ‘ostaggio’ i bambini di quattro scuole ‘messi in sicurezza’ sino a ora di cena. Verso le 18 parte il blitz delle forze speciali, con elicotteri per localizzare il o i fuggitivi, e cecchini sui tetti. Nell’appartamento, ormai ‘ripulito’, viene ritrovato il cadavere di uno dei sospetti terroristi. Pochissimi i dettagli fatti filtrare dalla Procura federale belga e dalla polizia, che durante il culmine dell’operazione hanno chiesto a media e cittadini di non comunicare sui social – come già avvenne a novembre quando la rete si riempì di gattini – sulla localizzazione degli uomini della squadra franco-belga per non compromettere il risultato della loro azione. Unica certezza, la persona uccisa nello scontro a fuoco “non è Salah Abdeslam”, ha confermato la Procura, aggiungendo che la sua identità “non è ancora nota”. Secondo quanto riferiscono alcuni media belgi, si tratterebbe di una persona completamente sconosciuta alle forze dell’ordine.
L’operazione non è ancora completamente conclusa, con una serie di verifiche che la scientifica e la magistratura stanno compiendo nella casa occupata dai sospetti jihadisti dove sarebbero stati trovati kalashnikov e gas lacrimogeno, secondo alcuni media. Se la maggior parte degli abitanti della zona coinvolta dal perimetro di sicurezza sono pian piano rientrati a casa scortati dalla polizia, alcuni di loro dovranno passare la notte fuori in locali messi a disposizione del comune di Forest. Perché, mentre si sono mobilitati anche il premier belga Charles Michel e il Consiglio di sicurezza nazionale, uno o forse più terroristi sembrano essere riusciti a darsi alla fuga. E Salah, insieme al compare Mohamed Abrini, è tuttora introvabile.
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