Nuovo richiamo dell’Unione Europea sui conti dell’Italia e replica del presidente Conte e del vice Di Maio

La Commissione Europea – fatto piuttosto inconsueto –  si occupa ancora dei conti dell’Italia per segnalare  “squilibri economici eccessivi” nel Country Report dedicato al nostro paese. In particolare sostiene che  “il debito alto e la protratta scarsa produttività implicano rischi con rilevanza transnazionale, in un contesto di alto livello di npl e di disoccupazione”. E preconizza che “il debito non scenderà nei prossimi anni, visto che la debole prospettiva macro e gli attuali piani di bilancio del Governo, anche se meno espansivi di prima, implicano un deterioramento dell’avanzo primario”.

Prevedibile e netta la replica del presidente Giuseppe Conte. Il quale afferma che “le scelte di politica economica e sociale possono essere varie. Ma noi siamo convinti della nostra ricetta e che ci daranno ragione; e siamo convinti di dover evitare l’errore di politiche recessive quando il ciclo economico non è favorevole. Inoltre il rapporto dell’Ue contiene stime di crescita che sottovalutano l’impatto delle misure economiche che abbiamo varato e avranno effetti nei mesi a venire“.

Conte aggiunge anche: “Siamo concentrati sui provvedimenti normativi – è un po’ la mia materia, sono anche un giurista-  ma sono pienamente consapevole che l’aspetto tecnico-politico-normativo è fondamentale ma non si deve perdere di vista la prospettiva: il governo ha una forte determinazione ad operare, non si accontenta di adottare provvedimenti“.

Però la Commissione europea insiste nell’affermare che “tassi più alti rispetto ai livelli di inizio 2018 stanno intaccando i costi di funding delle banche e i buffer di capitale, pesando sulla fornitura del credito all’economia e sulla crescita del Pil”,  aggiungendo che “lo stock di sofferenze bancarie ha continuato a scendere significativamente, ma mantenere il passo di riduzione degli npl sarà impegnativo date le condizioni del mercato”.

E ancora: “La manovra 2019 include misure che rovesciano elementi di importanti riforme fatte in precedenza, in particolare sulle pensioni, e non include misure efficaci per aumentare il potenziale di crescita. Nonostante alcuni progressi nel riparare i bilanci delle banche, riforme sul diritto fallimentare e politiche attive del mercato del lavoro, lo slancio delle riforme è ampiamente in stallo nel 2018″.
Il vicepresidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, inoltre precisa: “Rimaniamo preoccupati che il debito non scende a causa dei piani economici deboli del Governo, in generale lo slancio delle riforme si è fermato. La Commissione resta vigile e monitorerà da vicino la situazione italiana per fare una valutazione in primavera basata soprattutto sul livello di ambizione del programma nazionale di riforme”.
E non manca di farsi sentire anche il solito Moscovici, il quale fa una lista di cose come se fossero realizzabili in qualche settimana: “La situazione italiana è preoccupante, e il nostro messaggio è noto e forte: deve migliorare le sue finanze pubbliche, l’efficienza della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario, e rafforzare il sistema finanziario. L’urgenza è ancora più sentita dato l’indebolimento dell’economia italiana che, ricordo, cresce solo dello 0,2%”.

E ci mette del suo anche la commissaria al lavoro Marianne Thyssen, che si sofferma sul reddito di cittadinanza pewr dire che “bisogna guardare all’impatto sui conti, il costo sembra molto alto, 0,45% del Pil, che per l’Italia è molto, e bisogna quindi capire se è sostenibile. E bisogna monitorare l’impatto sull’occupazione”, visto che “le politiche del lavoro restano deboli in Italia”. “Monitoriamo che cosa succede e come viene introdotto”, e se sostituirà interamente il reddito di inclusione “ha implicazioni sull’uso del fondo sociale” e quindi “andrà ridiscusso”.

A replicare all’UE è anche il ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, il quale afferma:Non credo che le nostre misure stiano bloccando la crescita”. Gli interventi del Governo (come quello di oggi sul taglio dei premi Inail, ndr) “servono ad uscire da uno stato di crisi nel quale si trova l’Unione europea”.

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