Poco più di 10 anni ci separano dal 2030, data fissata dall’ONU per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs: Sustainable Development Goals) che ci aiuteranno a promuovere il benessere umano e a proteggere l’ambiente. Ma le giovani generazioni quanto sono consapevoli dell’urgenza di dar vita a un cambiamento reale per raggiungere questi obiettivi? Poco, molto poco. Solo il 17% degli under 27 sa cosa sono gli SDGs e per 6 su 10 a raggiungerli ci dovranno pensare le generazioni future. Se si parla di “sostenibilità” si scopre poi che è un concetto familiare al 40% degli intervistati, ma pochi conoscono il nesso che la collega alla produzione di cibo. Solo 1 su 3, tra chi conosce la sostenibilità, pensa che il benessere del Pianeta dipenda anche da cosa mettiamo nel piatto. Un peccato se si pensa che in realtà proprio la produzione agricola è responsabile del 24% delle emissioni di gas serra. In questo scenario, una consapevolezza emerge tra i ragazzi: ridurre lo spreco alimentare è il più importante comportamento sostenibile da adottare (più che scegliere cibo a KM0 o ridurre gli imballaggi). Lo pensa il 50% dei ragazzi. Insomma, quando si parla di Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e giovani ci si rende conto che c’è ancora molto da fare. E’ questa la fotografia scattata da Ipsos per Fondazione Barilla, che ha coinvolto 800 giovani tra i 14 e i 27 anni in tutta Italia, per capire cosa sanno di SDGs e del ruolo che gioca il cibo nel loro raggiungimento. La ricerca è stata presentata all’evento ASviS, organizzato in occasione del Festival dello Sviluppo Sostenibile a Roma, dal titolo “Salute, Alimentazione e Agricoltura Sostenibile: educare gli adulti di domani”.
ANNA RUGGERINI, Direttore operativo di Fondazione Barilla, ha spiegato: “SDGs ( Sustainable Development Goals) e cibo devono andare a braccetto per arrivare al 2030 in una condizione migliore di quella attuale. Il nostro Pianeta sta bruciando e il tempo per salvarlo è poco, ma tanti giovani non sembrano esserne consapevoli. Serve il contributo di tutti per formare i ragazzi e in questo, chiaramente, un ruolo centrale lo gioca il sistema scolastico con gli insegnanti, che possono aiutare a diffondere la consapevolezza che il cibo è il file rouge che unisce i 17 Obiettivi. Un dato? Solo 2 under 27 su 5 adottano diete sostenibili, come la Dieta Mediterranea, forse perché non hanno chiara l’importanza che questo modello alimentare può ricoprire per la salute nostra e del Pianeta. Fondazione Barilla ha avviato un programma educativo, in protocollo con il MIUR, per parlare ai docenti e ai loro studenti, proprio di cibo e sostenibilità. Un impegno pluriennale, perché il nostro futuro passa da lì”, ha spiegato.
Oggi, purtroppo, parlare di Agenda 2030 significa rivolgersi a una nicchia di giovani, ossia al 10% dei 14-15enni (20% quando parliamo di 16-27enni). Tra i ragazzi c’è attenzione ai cambiamenti climatici, ma meno di 1 su 5 sa cosa siano davvero i 17 Obiettivi. E anche tra coloro che li conoscono è minoritaria (29%) la consapevolezza che il loro raggiungimento passi dall’adozione di un sistema alimentare sostenibile. Ecco perché molto c’è ancora da fare per diffondere una consapevolezza corretta su questi temi.
SOSTENIBILITA’: PER I GIOVANI E’ (QUASI) SOLO UN TEMA AMBIENTALE. APPENA IL 9% L’ASSOCIA AL CIBO. Di giovani e lotta ai cambiamenti climatici si è molto parlato, grazie anche al movimento #FridaysForFuture e all’impegno di Greta Thunberg, che ha contagiato i ragazzi italiani. Un 14-15enne su quattro ha aderito a #FridaysForFuture e circa 6 giovani su 10 ne condividono i messaggi. In generale, quando si affrontano questi temi la percezione dell’urgenza di intervenire emerge chiara, tanto che per l’84% dei 18-24enni italiani “stiamo andando incontro a un disastro ambientale se non cambiamo subito le nostre abitudini”. Eppure, sempre secondo la ricerca Ipsos – Fondazione Barilla, solo 4 giovani intervistati su 10 sembrano conoscere davvero il concetto di sostenibilità. La conoscenza aumenta con il crescere dell’età (29% tra i 14-15enni; 36% tra i 16-19enni; 43% tra i 20-23enni; 52% tra i 24-27enni), del grado di istruzione (52%) e del tenore di vita più alto delle famiglie (53%). Eppure, come spesso accade anche fra i più grandi, i ragazzi sono portati a mettere in relazione la sostenibilità solo agli aspetti ambientali, mentre restano sullo sfondo temi, altrettanto importanti, della sostenibilità associata all’economia (13%), alla società (9%), al cibo e all’alimentazione (9%).
Se allarghiamo lo sguardo fuori dai confini nazionali, scopriamo che il tema ambientale ricopre un ruolo centrale nel dibattito globale. Per l’80% degli italiani (84% dei 18-24enni) “stiamo andando incontro a un disastro ambientale se non cambiamo subito le nostre abitudini”. Più allarmati – in Europa – sono solo i tedeschi (85%), meno sensibili al tema appaiono grandi Paesi come Russia (78%), U.S.A. (70%) e Gran Bretagna (67%). Se invece guardiamo a comportamenti concreti, il 68% dei giovani italiani tra 18 e 24 anni (dato che scende al 64% per il totale della popolazione) sono convinti che “in futuro avranno più successo i prodotti in grado di contribuire positivamente alla società”. Una certezza che sembra accomunarci a Germania (65%), Russia (64%), Francia (62%) e Spagna (61%). Chi ritiene questa visione più rilevante, invece, sono Paesi emergenti come India (83%) e Brasile (74%) o grandi economie come la Cina (80%).
SDGs: IL 55% DEI GIOVANI NON LI CONOSCE E PER MOLTI SPETTA ALLA SCUOLA COLMARE IL GAP. La scadenza dell’Agenda 2030 è dietro l’angolo, eppure ben il 55% degli under 27 dichiara di non conoscere affatto gli SDGs e il 28% di conoscerli superficialmente. Come detto, è una nicchia – ossia il 17% del campione – che afferma di conoscerli bene. Dati, questi, che lasciano capire quanto sia necessario intervenire con urgenza per colmare un grave gap! Perché chi conosce gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in realtà, non ha dubbi e li ritiene cruciali per salvare il Pianeta, pur ritenendoli irraggiungibili. Sconfiggere la povertà (SDG1) e la fame (SDG2) sono per i giovani gli obiettivi principali, ma lontani dalla capacità d’intervento personale. Invece, la lotta al cambiamento climatico (SDG13) è per loro un obiettivo importante su cui pensano di poter incidere concretamente.
Quello che preoccupa tra i risultati della ricerca, però, è scoprire che per la maggioranza del campione sia un dovere delle prossime generazioni. Un punto però sembra mettere tendenzialmente d’accordo gli intervistati: far conoscere gli SDGs è un compito che spetta alla scuola e alle famiglie, così come alla politica e alle istituzioni in generale. Se le istituzioni, nazionali ed europee, giocano un ruolo importante (40%) per gli studenti universitari, per i 14-19enni, scuola (56%) e famiglia (35%) hanno la responsabilità più forte.
CIBO E SOSTENIBILITÀ: 50% DI CHI CONOSCE GLI SDGs ADOTTA DIETE SOSTENIBILI, COME QUELLA MEDITERRANEA. I giovani hanno chiaro, quando si parla di alimentazione sostenibile, che alcuni comportamenti più di altri possono giocare un ruolo importante: per il 50% del campione, il primo è limitare lo spreco. Seguono “privilegiare i cibi a km 0, prodotti localmente” (37%); “scegliere cibi con confezioni/imballaggi ridotti al minimo” (36%); “mangiare cibo di stagione” (34%); “mangiare bene seguendo un regime alimentare sano” (32%). Ancora una volta, chi conosce bene gli SDGs ricorre maggiormente alla Dieta Mediterranea (50%), mentre resta scarsa la consapevolezza del fatto che il raggiungimento dei 17 Obiettivi passi attraverso un sistema alimentare sostenibile (lo sa solo il 29% dei giovani).
Sempre rispetto al tema della produzione di cibo, il settore agricolo potrebbe avere un ruolo chiave nel raggiungere gli SDGs. Sebbene il 60% dei giovani menzioni il settore energetico come abilitante un modello di sviluppo sostenibile (25% come primo settore citato), tuttavia è degno di nota anche il ruolo che potrebbe giocare l’agricoltura, menzionata dal 40% dei giovani. “Adottare sistemi alimentari sostenibili, come la nostra Dieta Mediterranea, può aiutare il Pianeta. E’ ormai assodato scientificamente – conclude Ruggerini – che quello che fa bene alla nostra salute ha anche un impatto ambientale minore, un concetto ben sintetizzato nella Doppia Piramide Alimentare Ambientale proposta da Fondazione Barilla. La sfida dei prossimi anni è questa: dare vita ad una rivoluzione che parta dal cibo e dalle nostre scelte alimentari e che metta al centro del percorso le diete sostenibili”.
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